L'incantevole museo Sartori di Abano
Tempo di Carnevale, tempo di mascheramenti e cambi di identità, al via il gioco del "tutto è concesso" dove si smettono i panni quotidiani per diventare dame del Settecento e supereroi, fatine e cowboy, clown e vampiri. Per una settimana all'anno le maschere rubano la scena alla tv e diventano protagoniste fra sfilate di carri ed eventi caranascial-commerciali più o meno posticci.
Ma c'è un luogo in cui la maschera non va in vacanza, vive tutto l'anno con il suo sterminato bagaglio di significati, tradizioni, storia e misticismo. E' il Museo Europeo della Maschera "Amleto e Donato Sartori". Un luogo tanto suggestivo e magico quanto poco frequentato e noto al grande pubblico, situato in quel di Abano Terme, località dei Colli Euganei ben più famosa per le proprietà terapeutiche delle sue acque. Il museo ospita soltanto una piccola parte delle maschere-capolavoro che la famiglia Sartori ha creato dal dopoguerra a oggi. E' infatti al pittore e scultore Amleto Sartori (1915-1962) che va il merito di aver riscoperto, dopo circa due secoli di oblìo, la maschera del teatro italiano. Un patrimonio di tradizione, arte e tecniche trasmesse al figlio Donato che ha proseguito l'attività paterna arricchendola con ricerche e sperimentazioni su forme e materiali.
Chi vuole farsi una scorpacciata di emozioni e scoprire cosa - nel vero senso dell'espressione - c'è "dietro la maschera", quali significati, rimandi storici ed elaborate tecniche costruttive siano alla base di un oggetto così straordinariamente evocativo, può trascorrere un paio d'ore all'interno della settecentesca Villa Trevisan Savioli fra ricostruzioni di modelli classici e strabilianti maschere realizzate da Amleto e Donato per i grandi del teatro e messe in scena di autori come Goldoni, Pirandello, Shakespeare, Molière e Ionesco.
Fu Amleto Sartori a realizzare le maschere della rinata Commedia dell'Arte per le rappresentazioni curate da Giorgio Strehler, Gianfranco De Bosio e Jacques Lecoq, per Jean Louis Barrault e per il più grande degli Arlecchini di questo secolo, Marcello Moretti, ma anche per Eduardo De Filippo e molti altri tra i maggiori interpreti europei. Donato Sartori, dopo la scomparsa del padre, oltrechè proseguire il proprio percorso di scultore continua in Italia il rapporto con il Piccolo Teatro creando le maschere per il Galileo di Brecht con la regia di Giorgio Strehler e per l'Arlecchino di Ferruccio Soleri, mentre nasce un'intensa collaborazione con Dario Fo, Peter Oskarson e, più recentemente, con Moni Ovadia. Quelle dei Sartori sono vere e proprie opere d'arte, maschere e sculture realizzate in diversi materiali: legno, cuoio, calchi in gesso e terracotta, fusioni in bronzo, microfusioni che illustrano due diversi, ma successivi percorsi artistici.
Aperto nel dicembre 2004, il museo è unico al mondo nel suo genere e offre suggestioni che vanno al di là della maschera teatrale. Chi avrà la fortuna di visitarlo scoprirà che esistono, oltre alle maschere facciali, anche quelle "totali" o del corpo e, perfino, il "mascheramento urbano" di intere piazze cittadine... Il tutto fa parte dell'attività del Centro Maschere e Strutture Gestuali, fondato nel '79 da Donato Sartori con Paola Piizzi e Paolo Trombetta, che studia la storia delle civiltà attraverso le maschere dai significati e funzioni rituali e tribali.
Fino all'aprile 2006 al piano terra del museo è inoltre allestita la mostra "Il cuoio tra arte e mestiere: dalla maschera alle decorazioni corporali, al teatro di figura", che analizza lutilizzo del cuoio attraverso i secoli nelle arti e nei mestieri.
INFORMAZIONI
Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori
Abano Terme via Savioli, 2
Tel. 049/8601642 fax 049/8610091
e-mail: info@sartorimaskmuseum.it
www.sartorimaskmuseum.it