gastronomia

La pizza scende in piazza

Gli artigiani napoletani protestano perchè ignorati dalla critica

09 Ott 2012 - 16:51
 © Dal Web

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La città della pizza? Napoli, risponderanno all’unisono i lettori, a prescindere se preferiscano la margherita o la prosciutto e funghi. E invece no. Per la guida del Gambero rosso, una delle Bibbie della gastronomia nazionale, a Roma o a Verona se ne mangiano di molto meglio.

Anzi, addirittura nel capitolo della guida dedicato a Napoli non c’è nemmeno un locale la cui pizza meriti i “tre spicchi”, il massimo riconoscimento della categoria. Una scelta che ha naturalmente fatto imbestialire gli artigiani partenopei, che per anzianità della tradizione, qualità degli ingredienti e capacità di lavorazione si ritengono tuttora i numeri uno, come del resto sono sempre stati considerati. E allora i camici bianchi dai forni si trasferiscono in piazza, a urlare il loro no alla denapoletanizzazione del più napoletano dei piatti.

Teatro dell’iniziativa sarà una delle più antiche pizzerie della città, quella Sorbillo ai tribunali fino a ieri tenuta nella massima considerazione anche dagli estensori del Gambero. In testa ai pizzaioli ci sarà il patron della sede della protesta Gino Sorbillo, al loro fianco il fondatore ed ex direttore della guida Stefano Bonilli, che parla di una scelta “dettata più da motivi politici ed economici che realmente gastronomici”.

Addirittura nel caso della scelta di Verona c’è chi parla di leghizzazione della Napoli, ma probabilmente si tratta di un’esagerazione. Anche se alla protesta si affiancherà una festa per il riconoscimento della Specialità Tradizionale Garantita (STG) pizza napoletana, a lungo osteggiata proprio dalla Lega. Per finire, Lega o non Lega la tradizione campana vanta comunque un alfiere: la Pizzeria e Osteria Pepe di Caiazzo, in provincia di Caserta. Rigorosamente con la pommarola n’coppa.

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