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Xylella, la strage degli ulivi: a rischio milioni di piante del Salento

La cura più efficace è rappresentata da iniezioni di nanovettori che andrebbero a "bombardare" i focolai infettivi, distruggendoli

Xylella ulivi Puglia Salento
ansa

Più di un milione di ulivi eradicati, tagliati e ridotti a tronchi morti. E' questo lo scenario che si prospetta nel Salento, in Puglia, dove il batterio Xylella fastidiosa ha già infettato il 10% degli undici milioni di alberi simbolo della regione. Per tentare di salvare quella che è una risorsa economica, ambientale e culturale della Puglia e dell'Italia intera c'è chi lotta ogni giorno da mesi su base volontaria.

Molte piante che oggi sono ridotte a tronchi secchi e sterili sono state segnalate già un anno fa alla Coldiretti all'Ispettorato sanitario provinciale per il pericolo di infezione diffusa. Giuseppe Ciccarella, docente di chimica presso l'Università del Salento, spiega che anche le eventuali foglie verdi superstiti possono veicolare l'epidemia e causare il disseccamento di altri ulivi. "Il sintomo distintivo - precisa l'esperto - è la foglia bruscata, cioè coperta da una specie di ombra marronastra".

E la cura? - "La cura che stiamo mettendo a punto consiste nel fare delle iniezioni nel tronco, nei vasi linfatici attraverso cui la pianta si nutre. Iniettando delle soluzioni di nanovettori che come dei missili vanno a bucare la parete cellulare del batterio, uccidendolo". Il flagello della Xylella rappresenta una vera e propria calamità per la Puglia, che negli ulivi riconosce un'importante risorsa economica e un fondamentale simbolo di identità culturale. L'emergenza, però, è soprattutto ambientale: l'abbattimento di milioni di alberi comporterebbe una riduzione letale di "polmoni verdi" in grado di assorbire la CO2 dall'atmosfera.

Un potenziale disastro ecologico, se si considera che i terreni coltivati a olivi in Puglia coprono 377mila ettari. E a giudicare dalle previsioni, se non si riuscirà ad arginare il fenomeno, nel giro di pochi anni non resterà in vita neanche un ulivo salentino.