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Buste di plastica, il "paradosso" dell'infrazione Ue contro l'Italia: il nostro Paese sollecit� la direttiva

La Commissione Ue ha inviato un parere motivato in cui contesta a Roma di non aver recepito le norme europee sugli "shopper"

L'Italia si fa bacchettare dall'Ue per non aver recepito ufficialmente le norme europee sulle buste di plastica usa e getta.

Una vicenda paradossale, se si considera che � stata l'Italia stessa a sollecitare misure contro i cosiddetti "shopper". La Commissione europea ha inviato a Roma un "parere motivato", secondo stadio della procedura d'infrazione comunitaria, in cui si contesta al nostro Paese di non aver notificato a Bruxelles quali misure nazionali siano state adottate per applicare la direttiva.

La direttiva europea, approvata nel 2015, mira a minimizzare l'utilizzo e l'impatto sull'ambiente delle buste per la spesa in plastica leggera e non biodegradabile. A partire dal 2007 era stata proprio l'Italia a decidere per prima, con misure nazionali che avevano rischiato di violare le norme Ue sul mercato unico, un divieto di commercializzazione dei sacchetti inquinanti.

Italia lungimirante - Dopo anni di discussioni, la Commissione Ue aveva alla fine deciso di proporre nuove norme (poi adottate con la direttiva Ue 2015/720) che assumessero, in sostanza, gli stessi obiettivi ambientali della legislazione italiana. Tra le possibilit� lasciate agli Stati membri per scoraggiare l'uso degli "shopper", figura anche il divieto puro e semplice della loro commercializzazione, ovvero la misura gi� adottata dal nostro Paese.

Punito il "silenzio" di Roma - Soltanto due anni fa l'Italia poteva dunque "vantarsi" della sua lungimiranza. La direttiva Ue doveva essere per� trasposta negli ordinamenti nazionali entro il 27 novembre 2016: alla scadenza da Roma non � tuttavia mai arrivata a Bruxelles la notifica dell'adozione finale delle norme di recepimento. La Commissione aveva inviato una prima lettera di sollecito (formalmente gi� una "messa in mora") il 14 gennaio, dando due mesi all'Italia per rispondere.

L'Italia ha effettivamente risposto il 18 maggio, giustificando il proprio ritardo nella trasposizione della direttiva con l'attesa della fine del periodo di tre mesi prevista per la consultazione degli altri Stati membri su alcune notifiche tecniche collegate (che riguardano il rispetto della libera circolazione delle merci nel mercato unico). La Commissione non ha per� accettato questa scusa, sostenendo che Roma avrebbe dovuto muoversi prima, in modo da rispettare comunque la scadenza del 27 novembre per la trasposizione.

Non solo Italia - Oltre all'Italia, Bruxelles ha inoltrato dei pareri motivati per la mancata notifica della medesime norme sulle buste di plastica anche a Cipro, Grecia, e Polonia.