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L'Italia si muove male

Cambiare si può grazie a biocombustibili e veicoli elettrici

Afp

Si è tenuta il tre luglio a Roma la prima assemblea degli Stati generali della green economy sul tema della mobilità. 
A questa conferenza ne seguiranno sette: ognuna con un topic legato all'ambiente. Una serie di incontri organizzati dal ministero dell'Ambiente e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
 

Troppe auto

In Italia, il settore dei trasporti costituisce un terzo del totale dei consumi energetici. Ci sono trentasei milioni di automobili in circolazione, pari al 17 per cento di quelle sulle strade dell'intero continente europeo.
Le conseguenze ambientali sono ragguardevoli: le emissioni di alcune sostanze inquinanti continuano a essere un problema come il famigerato particolato atmosferico, l'ozono e il biossido di azoto.
I danni sono anche economici: il traffico costa a tutti gli italiani, l'uno per cento del Pil, fattore che, specie in tempi di crisi, non è poca cosa. Inoltre, le città inquinate limitano la propria attrattiva turistica nonostante le bellezze architettoniche e paesaggistiche.

Quattro ruote, vizio italico?

La responsabilità del singolo cittadino nella scelta del proprio mezzo di locomozione è un fattore importante ma non l'unico determinante. Molto dipende, infatti, dalle infrastrutture messe a disposizione. Per fare un esempio: la metropolitana della città di Berlino è superiore a quelle di tutte le città del nostro Paese.
Per cambiare la situazione, sono necessari interventi da parte di chi ci governa come un aumento delle piste ciclabili, un rafforzamento nei trasporti pubblici e una rete più capillare di corsie preferenziali per gli autobus.
Importante anche l'impegno degli imprenditori privati per sviluppare strategie eco friendly e investire nella ricerca nei temi legati alla sostenibilità.

Possibili risposte made in Italy Nel campo dei biocombustibili, ossia quei propellenti ottenuti dalle biomasse come per esempio grano e mais, l'Italia potrebbe avere delle possibilità di sviluppo anche per quanto riguarda i brevetti per i biocarburanti di seconda generazione, che estraggono energia dalla cellulosa riutilizzando gli scarti industriali dell'industria agraria.
Un altro asso nella manica della Penisola potrebbero essere le automobili con motore elettrico. Secondo le stime dell'Agenzia europea per l'ambiente, nel 2030 potrebbero arrivare al 18 per cento del totale delle vetture presenti in Italia.