INSIEME PER GLI SQUALI

Allarme degli animalisti: "Nuovi accordi troppo morbidi col finning"

Secondo gli ambientalisti � necessario un maggiore impegno contro la pratica che fa morire milioni di squali ogni anno dopo una lunga agonia

20 Gen 2014 - 15:38

Un maxi accordo commerciale tra 12 Paesi del Pacifico non garantisce il necessario ostacolo, secondo gli ambientalisti, al finning, la pratica con cui gli squali vengono lasciati morire dopo il taglio della pinna dorsale, responsabile del decesso di milioni di esemplari ogni anno.

Manca l'impegno "scritto" - Gli attivisti ambientali si dichiarano "estremamente preoccupati", sottolineando come la bozza del progetto sul tema "troppo debole" per cambiare realmente le cose. I primi passi per vietare l'usanza sono stati concordati alla Convention on the International Trade in Endangered Species (Cites) di Bangkok lo scorso marzo. Tuttavia gli ambientalisti sono preoccupati della direzione che sta prendendo il progetto di testo del nuovo accordo commerciale (Trans-Pacific Partnership), che coinvolge 12 Paesi del Pacifico tra cui Australia, Stati Uniti, Giappone e Vietnam. Nella bozza trapelata delle trattative, mancherebbe un impegno vincolante per frenare il finning.

Occasione unica - Il nuovo accordo proposto riconosce semplicemente che i Paesi hanno assunto impegni nell'ambito di accordi come Cites, non insistendo poi sulla reale messa in pratica di tali promesse.

Carter Roberts del Wwf ha detto: "Questo sguardo dietro il sipario rivela la mancanza dell'ambizioso accordo commerciale del 21esimo secolo, promesso dai Paesi coinvolti nei negoziati. La mancanza di una legge vincolante sulla tutela ambientale significa che i negoziatori stanno permettendo a un'occasione unica per proteggere la fauna selvatica e sostenere il commercio sostenibile di scivolare tra le dita".