FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Petrolio: a maggio leggera crescita del prezzo al barile

L'Arabia Saudita non riesce nel suo intento: gli Stati Uniti, sempre più autosufficienti, sono scesi al secondo posto nella classifica dei Paesi importatori

petrolio piattaforma petrolifera, generica
ap-lapresse

L'andamento altalenante delle quotazioni petrolifere e il recente aumento del prezzo al barile, arrivato a sfiorare i 70 dollari al barile (valore simile a quello di novembre, mese in cui l'Opec decise di lasciare invariata la produzione di greggio), hanno dato vita ad alcuni cambiamenti, anche se non sono quelli propriamente sperati dall'Opec.

Ma andiamo con ordine: nel novembre scorso i Paesi dell'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) si sono riuniti per decidere se chiudere o meno i rubinetti petroliferi per far rialzare i prezzi, scesi in seguito al crollo della domanda causato dalla situazione economica globale, in particolar modo dell'Eurozona, e al progressivo aumento dell'autosufficienza petrolifera degli Stati Uniti che hanno aumentato la propria produzione di 340 mila barili al giorno rispetto a novembre.

E così, quelli che un tempo erano i primi importatori di greggio al mondo sono stati superati ultimamente dalla Cina. Ad aprile gli Stati Uniti hanno importato 7,2 milioni di barili al giorno, contro i 7,4 milioni importati da Pechino. Una quantità di greggio che ha stupito gli analisti che, considerate le ultime performance dell'economia asiatica (nel 2014 il Pil è cresciuto del 7%, il dato più basso degli ultimi anni), si aspettavano un rallentamento della domanda di greggio.

E' anche vero però che i primi segnali di "cedimento" da parte degli Stati Uniti hanno cominciato a manifestarsi. Sempre rispetto a novembre si è registrato un calo degli investimenti nel settore del 30% e del 60% nel numero delle trivelle attive negli States.

L'Italia da tutto ciò ha solo che da guadagnarci. Secondo Confindustria una permanenza dei prezzi ai livelli attuali (intorno ai 60 dollari al barile) si rifletterebbe in una crescita aggiuntiva del Prodotto interno lordo pari allo 0,5% nel corso del 2015 e dell'1,1% per il 2016.

Infatti, grazie al ribasso del prezzo del greggio il nostro Paese risparmia, senza contare il calo della bolletta del gas importato, 24 miliardi di euro all'anno.