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Scandalo Dieselgate, un altro dirigente Volkswagen arrestato in Usa

Oliver Schmidt, ex responsabile del dipartimento che gestiva le questioni regolatorie, è stato fermato dallʼFbi con lʼaccusa di aver partecipato alla frode sulle emissioni

Proprio quando si credeva di essere arrivati a un accordo risarcitorio tra Volkswagen e le autorità americane, il caso Dieselgate torna a colpire l'azienda tedesca.

Il 7 gennaio, l'Fbi ha fermato un altro dei suoi manager: si tratta di Oliver Schmidt, responsabile dal 2014 al marzo 2015 della sezione della casa automobilistica tedesca che gestiva le questioni regolatorie in Usa. Secondo il "New York Times", che riporta la notizia, l'uomo è stato arrestato con l'accusa di essersi attivato per nascondere il reale livello di inquinamento delle auto ai controllori americani.

Lo scorso settembre, la casa tedesca ha riconosciuto l'errore di aver montato su 11 milioni macchine a motore diesel, di cui 600mila in Usa, un software che falsava il livello reale di emissione di gas inquinanti per far sembrare i propri veicoli più "ecologici" di quanto non lo fossero realmente. Raggiunse, dunque, un'intesa da quasi 15 miliardi di dollari a ottobre, che prevedeva il riacquisto dei veicoli immessi sul mercato con centraline inadeguate e la riparazione, con restituzione ai clienti, di quelli che potevano essere riportate a "norma" dopo il passaggio in officina.

Sempre secondo il "New York Times", l'Fbi sospetta che Oliver Schmidt abbia avuto un ruolo chiave nei tentativi dell'azienda di nascondere ai controllori americani questa macchinazione. Verrà interrogato nella giornata del 9 gennaio. Resta da capire adesso se questo arresto riporterà in altomare l'intesa che la casa tedesca aveva stabilito con le autorità americane