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Istat: gli occupati tornano ai livelli pre-crisi, al 58%, 200mila in più a dicembre

Al lavoro il 58,8% della popolazione, con un calo dei disoccupati al 10,3%. Aumenta lievemente il tasso tra i giovani, pari al 31,9%

A dicembre 2018 l'occupazione è cresciuta dello 0,9% rispetto a dicembre del 2017, pari a 202mila unità in più.

Lo comunica l'Istat specificando che ad aumentare sono stati lavoratori a termine (+257mila) e indipendenti (+34mila), mentre sono diminuiti i dipendenti permanenti (-88mila). Il tasso di occupazione nell'ultimo mese del 2018 si è attestato al 58,8%: si tratta del livello più alto da prima della crisi, ovvero da aprile 2008.

La disoccupazione scende al 10,3%, giovanile sale al 31,9% - Il tasso di disoccupazione scende quindi al 10,3%, lo 0,2% in meno: l'Istat sottolinea che si tratta del secondo mese consecutivo di calo del numero di chi è senza lavoro. Tuttavia, considerando la media del quarto trimestre i disoccupati segnano un aumento del 2,4%, 63mila in più. Aumenta, seppur lievemente, il tasso di disoccupazione giovanile, che arriva al 31,9% (+0,1%).

Su base mensile, a dicembre i dipendenti a termine sono cresciuti di 47mila e gli autonomi di 11mila, mentre i permanenti sono diminuiti di 35mila. Nel confronto per genere, cresce l'occupazione femminile mentre diminuisce quella maschile.

Considerando i dati del quarto trimestre 2018, l'occupazione segna una lieve crescita rispetto ai tre mesi precedenti (+0,1%, pari a +12mila unità). L'aumento riguarda gli uomini e le classi d'età estreme. Nel trimestre crescono i dipendenti sia a termine sia permanenti, mentre diminuiscono gli indipendenti.

Rispetto a dicembre 2017, l'aumento degli occupati riguarda sia gli uomini sia le donne, i lavoratori a termine (+257mila) e gli indipendenti (+34mila), mentre continua il calo dei dipendenti permanenti (-88mila).

Nel 2017 36mila giovani occupati in più - Nell'arco dell'ultimo anno aumentano gli occupati tra i 15 e i 24 anni (+36mila) e gli ultracinquantenni (+300mila), mentre si registra una flessione tra i 25-49enni (-135mila). Al netto della componente demografica, dice ancora l'Istat, si stima un segno positivo per la variazione occupazionale di tutte le classi di età.