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Dazi anti-Cina, l'Ue si difende contro la concorrenza sleale

Europarlamento ha dato il primo importante via libera al nuovo sistema per contrastare il dumping. Tajani: "Tuteliamo le imprese europee"

Dazi anti-Cina, l'Ue si difende contro la concorrenza sleale - foto 1
ansa

"L'Europarlamento fa sentire la sua voce a tutela delle imprese per dotare l'Unione di strumenti destinati a combattere tutte le forme di dumping praticate da Paesi extra-Ue". Così il presidente del Pe, Antonio Tajani, ha accolto il voto con il quale la commissione per il commercio internazionale dell'Europarlamento ha dato il primo importante via libera al nuovo sistema di dazi anti-dumping destinato, tra l'altro, a regolare i rapporti commerciali con la Cina.

Il Parlamento, che si è schierato contro il riconoscimento alla Cina dello status di Paese a economia di mercato, "vuole regole chiare e precise per valutare quando c'è dumping", han detto ancora Tajani. E questo prendendo in considerazione non solo fattori come prezzo e costo di produzione dei prodotti ma anche distorsioni proprie di economie non di mercato, come il dumping sociale. "Le imprese Ue meritano una migliore protezione dalle pratiche commerciali sleali, che mettono a rischio occupazione e investimenti in tutta Europa", ha dichiarato il relatore Salvatore Cicu, dopo l'adozione del suo rapporto, sottolineando che "il libero commercio globale va a nostro beneficio solo se tutti rispettano le regole". Ora, ha aggiunto, "creando regole antidumping più chiare e dure, possiamo proteggere i nostri cittadini dagli effetti negativi della globalizzazione".

Con gli emendamenti fatti dall'Europarlamento, una volta determinata l'esistenza di "distorsioni significative" la Commissione sarà tenuta a ricostruire il "valore normale" del prodotto esportato facendo ricorso automaticamente a prezzi e costi internazionali. L'onere di provare l'assenza di distorsioni sarà interamente in capo ai produttori esportatori. Si garantisce inoltre che la determinazione delle distorsioni resti in vigore finché non venga revocata e, come nel sistema americano, si risparmia all'industria Ue l'onere di provare l'esistenza di distorsioni caso per caso.  

Viene poi irrobustito il ruolo dei rapporti della Commissione, che acquisiscono così valenza probatoria nell'ambito di un'indagine antidumping. Il nuovo sistema di calcolo dei dazi antidumping va a sostituire l'attuale meccanismo basato sulla "lista nera" Ue dei Paesi non a economia di mercato, che dallo scorso dicembre è diventato un problema in seguito agli accordi sul protocollo di accesso al Wto della Cina. Per evitare quindi di riconoscere a Pechino lo status di economia di mercato (Mes), la Commissione ha messo a punto una "terza via" che può essere applicato a un qualunque settore o Paese terzo per cui si dimostri la presenza di sovraccapacità produttiva e dumping. Il provvedimento ha ottenuto l'ok degli stati membri a maggio dopo il superamento del blocco posto dall'Italia, tolto una volta ottenuta l'inclusione dei cinque criteri attuali che definiscono un'economia di mercato nella valutazione dei settori e Paesi a rischio dumping.