Pop. Vicenza pronta all'Opa su Intra
Banche ancora protagoniste assolute del listino di Piazza Affari. Ma questa volta ad animare il Risiko bancario non sono le avanzate degli stranieri, ma movimenti tutti made in Italy. Fari puntati sulle popolari, dopo che indiscrezioni di stampa vedono Zonin, con la sua popolare di Vicenza pronto a lanciare un'Opa sul 100% del capitale della Popolare di Intra. Ma anche, se non soprattutto, sui possibili movimenti di Capitalia.
L'istituto capitolino, dopo tre anni di pesanti ristrutturazioni, esce allo scoperto. Allontana le ipotesi che la vedono come possibile preda di altri istituti, e si mostra invece aperta e interessata a possibili integrazioni.
Il gruppo Capitalia "possiede un patrimonio di professionalità, mezzi finanziari e capacità di innovazione che favorisce un processo di dialogo con altri partner, d'intesa con i nostri azionisti" ha detto ieri l'a.d. Matteo Arpe. Il banchiere ha vinto la tradizionale prudenza e ha sottolineato che l'istituto romano e' "pronto a crescere", purché, ha detto, l'eventuale matrimonio si riveli valido dal punto di vista industriale e non sia pensato soltanto per bloccare eventuali mire straniere.
"I recenti avvenimenti", ha osservato Arpe intervenendo a un convegno, "hanno d'improvviso indotto il sistema bancario italiano ad accelerare il processo di aggregazione interno. Vi e' il rischio che tale processo sia affrettato da una logica difensiva e dal timore del forte peso degli azionisti esteri in alcuni gruppi bancari: le aggregazioni devono essere guidate da valutazioni industriali che valorizzino al meglio le diverse realta' organizzative coinvolte e il loro rapporto con il territorio. In uno scenario competitivo europeo - ha concluso Arpe - le aggregazioni industriali non possono essere finalizzate alla ricerca della sola dimensione ma devono anche garantire la creazione di una base azionaria stabile e bilanciata".
Insomma Arpe vuole crescere, ma senza arrocchi. Nonostante questa puntualizzazione, il mercato finanziario ha interpretato le sue parole come l'inizio della nuova puntata delle fusioni bancari, e questa volta tutta incentrata sul made in Italy. Tra le possibili "fidanzate" del gruppo capitolino, i rumors vedono bene la milanese Intesa. Indiscrezioni parlano dell'apertura di un dossier che ancora non si e' tradotto in trattative vere e proprie ma ha già portato ad alcuni diplomatici sondaggi per verificare se l'operazione può essere condotta in termini amichevoli, anche grazie al buon rapporto tra i numeri uno delle due banche, Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi. Un'alleanza nata nella trincea Rcs stretta d'assedio dagli immobiliaristi.
Nel capitale di Intesa, però, Credit Agricole, forte del suo 17,8%, scalpita dopo lo sbarco di Bnp in Italia con l'operazione Bnl.
Bazoli, intanto, ha smentito l'ipotesi di un'aggregazione con Sanpaolo Imi (che ha il Banco Santander al 7,7%). E ha allontanato le altre voci, come l'integrazione con Mps, limitandosi a commentare che "in teoria c'e' tutto, in pratica non c'e' nulla".
Capitalia pero', con il suo capitale estremamente frammentato, puo' rappresentare un buon obiettivo. Il patto di sindacato conta sul 31,1% del capitale con l'apporto di ben diciotto azionisti. Fininvest è salita all'1% del capitale. E a ottobre Abn Amro, che con il suo 7,68% e il primo socio della banca romana, salutera' la compagnia per concentrarsi su Antonveneta, rendendo cosi' necessario un ulteriore sforzo di fantasia per ripristinare la blindatura. L'eventuale matrimonio con Intesa renderebbe meno difficile l'impresa creando, al contempo, un vero campione nazionale dotato della massa critica sufficiente per competere sui mercati internazionali.