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Rompere l'asse industria-banche

E' il tentativo del presidente Consob

08 Giu 2004 - 12:52

Di Carlo Maria Lomartire

Il presidente della Commissione per la Borsa, Lamberto Cardia, ha infilato un cuneo nel blocco di potere - il solito, sempre quello - che in queste settimane ha manifestato, anche con una certa dose di arroganza e grazie ad una stampa quasi tutta amica, non tanto d’esser tornato sulla scena (non se ne era mai allontanato) ma di volerci stare di nuovo a viso aperto: senza infingimenti e mimetizzazioni. Come ai bei vecchi tempi, insomma.

Il tradizionale asse grande industria-banche-sindacato, banalmente classificato nella categoria “poteri forti”, si rilancia alla grande, dunque, seppure in una versione più adatta ai tempi. Il più esposto protagonista di questa operazione è, come tutti ormai sanno, Luca Cordero di Montezemolo, in poche ore presidente di Fiat e Confindustria e riesumatore della concertazione sotto lo sguardo compiaciuto e protettivo dei grandi banchieri, da Bazoli a Passera a Profumo. Mentre a coprire le spalle di Montezemolo si schierano, oltre allo schieramento di centrosinistra, figure imprenditoriali di primo piano come Tronchetti Provera e Carlo De Benedetti.

A nessuno sfugge che esiste almeno un legame, importantissimo, fra Fiat e Telecom, tanto per limitarsi ai nomi citati e sistema bancario: il colossale indebitamento. Un legame che vincola il loro destino ai comportamenti, alle volontà e alle scelte dei signori del credito. Ecco dunque una ragione strutturale della nuova santa alleanza di potere. E proprio in questa giuntura Cardia ha infilato il cuneo del quale dicevamo e ha cominciato a picchiare. “Giù la cresta, care banche – ha detto in sostanza echeggiando le tesi del ministro dell’Economia Tremonti – perché con i casi Cirio, Parmalat e Banca 121 voi siete responsabili di aver scaricato sui vostri clienti le sofferenze che voi, con la vostra insipienza, vi eravate procurate. Avete fatto pagare ai risparmiatori i debiti che Tanzi e Cragnotti avevano contratto con voi”. E ha aggiunto: “Non potete passarla liscia, la Consob deve avere più uomini e mezzi per controllare sanzionare. E naturalmente norme e leggi più chiare e severe”.

Forse Cardia si fa delle illusioni, perché in realtà i destini di Fiat, Telecom, Parmalat, Cirio e di molte altre aziende sono nelle mani delle banche. Le quali quindi dispongono di un potere di pressione enorme, anche a livello politico e sociale. Ma il fatto è che nelle ultime settimane il nuovo-vecchio blocco di potere sembrava essersi chiuso senza sbocchi. Il cuneo di Cardia quanto meno fa tirare un respiro di sollievo, lascia intravedere una lontana possibilità dialettica. E’ qualcosa. Che poi ce la faccia davvero è tutto da vedere.

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