L'allarme lanciato dalla Iata
La situazione di Alitalia è ancora molto critica. Nonostante la nomina di Cimoli ai vertici della compagnia, i problemi restano e si aggravano giorno dopo giorno. Alitalia, infatti, continua a macinare perdite, bruciando progressivamente il proprio capitale. Ed ora a lanciare l'allarme è anche la Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo. Giovanni Bisignani, il Ceo dell'organizzazione, ha infatti affermato: "Per salvare Alitalia bisogna far presto".
Nel frattempo, però, la compagnia di bandiera italiana, insieme alla portoghese Tap, esce dal board dell'organizzazione. Al loro posto subentrano la Sas e Island Air.
Il caro-petrolio penalizza i trasporti aerei
Ma la Iata, che rappresenta 275 compagnie aeree di 136 paesi, pari al 98,4% del traffico mondiale, lancia anche l'allarme caro-petrolio. Il continuo aumento del prezzo del greggio, infatti, potrebbe negare ancora la redditivita' al settore.
Sopravvissute nel 2003 "ai quattro cavalieri dell' Apocalisse", cioe' Sars, conflitto in Iraq, terrorismo ed andamento dell' economia, - che l'anno scorso hanno procurato perdite al settore per 4 miliardi di dollari - le compagnie aeree devono ora fare i conti con quello che Bisignani ha definito "il quinto cavaliere", il prezzo del petrolio.
Questo "puo' aggiungere un miliardo di dollari al mese ai nostri costi - ha osservato il Ceo di Iata - e negare ancora redditivita' al settore"' che nei primi 4 mesi del 2004 ha superato il 7% di traffico a livello mondiale (+15% per il cargo). Una penalizzazione che annullerebbe i numerosi sforzi fatti dalle compagnie aeree per affrontare la crisi, con una politica di riduzione di costi e di ristrutturazioni.
Bisignani ha spiegato che se il prezzo medio a barile e' di 33 dollari "pareggiamo" i conti ma se e' di 36 "possiamo prevedere perdite per 3 miliardi di dollari. Ogni dollaro in piu' aggiunge 1 miliardo alle nostre perdite" nell'anno.
La Iata contro la Ue
E il Ceo della Iata non ha risparmiato un duro attacco neppure alla Ue e alla legge sui risarcimenti e ritardi dei voli. "Stiamo portando la Ue davanti la corte di giustizia di Londra - ha spiegato Bisignani - per combattere le assurde regole sul risarcimento per cancellazione e ritardi dei voli, perche' vanno contro la Convenzione di Montreal del 1999. Vogliono dare alle aviolinee la responsabilita' per la neve! Ma e' ora che i legislatori europei si preoccupino di imparare qualcosa sulla nostra industria, su cui invece sono molto occupati a produrre cattive leggi e aumento di costi".
I dati del traffico aereo internazionale
Analizzando i dati di traffico il Ceo di Iata ha rilevato che nei primi mesi dell'anno ha ottenuto un forte recupero mentre "due anni di crescita sono andati perduti". Nel primo trimestre del 2004, rispetto allo stesso periodo del 2001, il traffico in Nordamerica e' calato del 2,8% mentre nell'America Latina e' cresciuto del 3,2%, in Africa del 17,5% (ma il tasso di incidenti e' circa 10 volte la media mondiale).
In Europa, dove il rapido sviluppo del low-coast ha cambiato la domanda e le aspettative sui prezzi, il traffico e' cresciuto del 7,5% e, ha osservato Bisignani, l'ingresso dei 10 nuovi paesi "aumentera' le opportunita' di affari e di turismo". Molto forte la crescita in Medio Oriente (dove i vettori stanno affrontando i colpi della guerra e dell'instabilita' politica) +42,1% e forte dinamismo e' stato registrato nell'area Asia-Pacifico (+8,7%).
Iata: i governi partecipino ai costi sicurezza
Bisignani ha riconosciuto alle aviolinee una grande capacita' di fronteggiare i momenti difficili ed ha sollecitato a nuove sfide attraverso flessibilita', efficienza, semplificazione, elementi che possono portare alla riduzione dei costi nella nuova ottica di "industria low-coast". A questo processo devono pero' partecipare anche i governi (contribuendo ai costi per la sicurezza) e gli operatori come aeroporti e societa' di controllo del traffico aereo. Con questi ultimi due, ha rilevato il Ceo, l'anno scorso Iata e' riuscita a risparmiare 630 milioni di dollari e per quest'anno l'obiettivo e' minori costi per 900 milioni su un totale di 15 miliardi di dollari. A proposito dei governi, il Ceo di Iata ha ricordato che per la sicurezza devono partecipare maggiormente ai costi. Prima dell' 11 settembre per questo aspetto non c'erano costi. Dopo l'attacco alle torri gemelle, fra il 2002 e il 2003 l'industria del trasporto aereo (per il quale dal 2010 sono previsti 600 milioni di passeggeri in piu' rispetto ad oggi) ha speso 10 miliardi per le misure di sicurezza. "I governi devono smettere di mungere l'industria del trasporto aereo per risolvere le loro inefficienze e i problemi di budget delle citta'. Dopo 2 anni, l'approccio dei governi alla sicurezza e' ancora frammentato e non e' accettabile".