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Dall'Italia in arrivo la sfida a Zuckerberg: CircleMe, le passioni diventano social

Le persone sono messe in contatto in base ai loro interessi. Lʼidea è di Giuseppe Dʼantonio, genio dellʼimpresa digitale, creatore del progetto

Ufficio stampa

Un'idea nuova per il web, l'ambizione di fare concorrenza a Zuckerberg, partendo dall'Italia, dal lavoro di un gruppo di ragazzi e da un calcio balilla. C'è tutto questo nel progetto di CircleMe (http://circleme.com). Un social network che mette al centro le passioni di chi s'iscrive. Ed è questa rete di interessi a collegare i profili e le attività delle persone, non commenti e post estemporanei. Non la noia dell'ufficio o del tempo perso. L'obiettivo, insomma, è chiaro.

L'idea è venuta a due giovani, Giuseppe D'Antonio ed Erik Lumer, novelli geni dell'impresa digitale. In una gelida giornata dello scorso inverno, dopo una settimana di brainstorming, hanno partorito la novità. Ce ne parla Giuseppe, mezzo reatino e mezzo casertano, studi negli Stati Uniti, già a Google e con una buona dose di follia. Indispensabile per chi voglia fare l'imprenditore in tempo di crisi.

Come è nata l'idea e il progetto di CircleMe?
L'hai detto. Una settimana d'inverno, freddissima. Discutevamo sul potenziale (ancora poco sviluppato) di internet come incredibile motore di scoperta di nuovi interessi e passioni. Dopo qualche pensiero sparso, abbiamo cominciato a pensare che grazie alle nostre tecnologie potevamo provare offrire qualcosa di molto innovativo.

Cioè?
Su CircleMe la persona non si "collega" ad altre persone, ma ai suoi interessi e passioni nella vita. Una volta sviluppato questo network di interessi sei in contatto con persone che li condividono con te ed infine puoi anche scoprirne di nuovi.

Esempio?
Se hai una passione per i Coldplay, potrebbe piacerti ricevere informazioni e sconti legati a un loro concerto quando saranno in città, o su un nuovo album. Questo si può applicare a tanto altro: libri, film, ristoranti etc...

Facciamo un passo indietro, perché ripartire dall'Italia?
La verità? Un caso. Il mio compagno di avventura, Erik, è straniero, ma si è trovato a vivere in Italia per ragioni personali. Io anche, dopo 13 anni vissuti all'estero mi sono ritrovato quasi casualmente di nuovo in Italia. Avevamo una buona idea, una struttura societaria e un supporto finanziario già avviato e, convinti che anche da noi si possa innovare, abbiamo deciso di provarci. Siamo ottimisti, nonostante ci rendiamo conto sia controcorrente.

Come si lavora a CircleMe?
La nostra sede principale è a Milano, ma abbiamo ora anche una piccola sede a Londra, e speriamo di crescere all'estero. Si lavora tanto! Ma ci teniamo alla qualità del tempo durante l'orario di lavoro e quindi abbiamo anche un tavolino da calcio balilla per divertirci e staccare, quando è necessario

Dove volete arrivare?
Pensiamo in grande. Puntiamo a diffondere CircleMe in tutto il mondo, perché venga usato da milioni di utenti. Ci piace però partire dall'Italia, anche se da noi manca ancora molto per questo tipo di mercato a partire dalle figure professionali e tecniche, per non parlare degli investitori… Ma le teste e le idee ci sono, le passioni pure. E' su queste che puntiamo, in tutto e per tutto.

di Marcello Vinonuovo