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Nicoletta Mastromauro: "E’ fondamentale fare un lavoro che piaccia e dia soddisfazione"

Nicoletta Mastromauro, National Key Account di Varta, racconta a Tgcom24 la sua storia

La top manager milanese Nicoletta Mastromauro, dopo aver maturato una grande esperienza nel marketing, oggi è stata chiamata a raccogliere una nuova sfida professionale, ricoprendo il ruolo di National Key Account in Varta.

Nicoletta Mastromauro, National Key Account di Varta

Buongiorno Nicoletta. Parliamo di smart working, per iniziare: le va?
Sì, è un buon punto. Il lavoro da casa a mio avviso ha dei vantaggi, ma anche qualche criticità. Per quanto riguarda i primi, lo smart working favorisce la flessibilità, ideale per gestire al meglio le esigenze familiari: per esempio, avendo una bambina di dodici anni, sono a casa quando torna da scuola e posso darle una mano anche per i compiti, cosa che prima non riuscivo a fare. Per quanto concerne invece l'ambito lavorativo e professionale, occupandomi di marketing e vendite qualche svantaggio c'è, tenuto conto che nella trattativa commerciale viene a mancare tutta la parte emozionale che nello smart working viene messa da parte in quanto si deve ripiegare su una semplice telefonata o al più una video chiamata con le piattaforme a nostra disposizione. Diciamo che manca il contatto umano, anche se in ogni caso siamo diventati più efficienti.
 
Lockdown, un periodo molto difficile.
In verità, come famiglia abbiamo sofferto forse meno di altri, perché fortunatamente abbiamo una casa con un giardino che ci consente di fare anche qualche attività all'aperto. In primavera, per esempio, abbiamo iniziato a coltivare un orto e poi naturalmente abbiamo fatto un po' di pratica sportiva: nel nostro piccolo, abbiamo cercato di non farci mancare nulla, evitando di cedere alla sola TV e al lavoro. Anzi, adesso che ci siamo adeguati alle nuove modalità di vita per certi versi non è poi tutto così male: mia figlia segue il corso di danza due volte alla settimana proprio da casa, mentre io faccio corsi di yoga almeno tre volte alla settimana, cosa che riesco a gestire molto bene e che al contrario non mi sarebbe stata possibile se mi fossi dovuta recare ogni giorno in ufficio. Il rovescio della medaglia, come detto, è la mancanza di socialità. 
 
Parliamo del suo lavoro: mi racconta il suo percorso professionale?
Premetto che io sono figlia degli anni '80, quando frequentare le università prestigiose per gli studi economici e commerciali era quasi un mito. Come studentessa sono sempre stata diligente e quindi superai senza problemi i test di ingresso; mi laureai in Trade Marketing, un ambito che comunque stimolava la mia fantasia. Subito dopo la laurea, iniziai a lavorare per un'azienda che produce contenuti cinematografici occupandomi delle vendite: fu un'esperienza entusiasmante, avevamo budget strepitosi e progetti fantastici. Dopo qualche anno decisi comunque di affrontare nuove sfide e così mi affacciai al mondo della detergenza e del largo consumo, esperienza comunque molto interessante e legata al mondo femminile. In seguito, sono tornata all'intrattenimento occupandomi di gaming e finalmente, una dozzina di anni fa, in Varta, storica azienda tedesca leader a livello mondiale nella produzione di batterie e accumulatori.
 
Famiglia e carriera: difficile?
Diciamo che fino ai 35 anni circa il lavoro è stata la mia priorità, poi però ho conosciuto il mio compagno ed insieme abbiamo condiviso un progetto di vita in comune, motivo per il quale abbiamo deciso di allargare la famiglia e abbiamo avuto Sofia, nostra figlia. In generale, direi che ad una certa età si inizia a fare qualche bilancio ed è in questo senso che mi sono chiesta se fosse arrivato il momento di avere un obiettivo familiare. Di certo, la maternità cambia parecchio l'ordine delle priorità e personalmente ho sperimentato la diversa percezione che di me hanno avuto in azienda a seguito della nascita della bambina. Anche se il mio periodo di assenza dal lavoro per maternità è stato molto breve, tanto da dover rinunciare ad allattare, la disponibilità di tempo era comunque diversa pur avendo cercato di conciliare al meglio le esigenze personali con quelle professionali.
 
Lei però ha deciso di non mollare.
Quando mia figlia aveva tre anni, dopo aver cessato il mio rapporto di lavoro con l'azienda nella quale ero assunta, ho deciso di reagire e nel giro di sei mesi mi sono riposizionata. Devo ammettere di aver potuto anche contare sull'appoggio di mio marito, che mi ha sempre sostenuto e che mi consente di ricoprire un ruolo significativo perché ci organizziamo in maniera da poter essere garantire la presenza a casa dell'uno o dell'altro per badare alla piccola. La baby sitter e, quando è stato possibile, i nonni sono ovviamente fondamentali.
 
Un suggerimento alle donne che vogliono fare carriera senza rinunciare alla famiglia?
E' importante scegliere l'azienda giusta dove lo smart working, ad esempio, sia incentivato. Inoltre, è fondamentale fare un lavoro che piaccia e che ci consenta di ottenere soddisfazione, al di là della complessità delle attività o del ruolo ricoperto.
 
Una curiosità per i nostri lettori?
Mi è sempre molto piaciuto lavorare con i giovani, anche solo per gli stage, perché trovo sia molto stimolante istruire le persone alle quali si dà molto, ma dalle quali si riceve anche molto. Quest'anno abbiamo deciso di promuovere una iniziativa volta a valorizzare il rispetto e la tutela dell'ambiente, su cui Varta sta investendo moltissimo; abbiamo quindi realizzato un progetto con la Scuola del Fumetto di Milano e gli allievi hanno ideato Vartaboy e Vartagirl, i nuovi supereroi Varta creati per sensibilizzare i bambini e i ragazzi sulla raccolta differenziata e il riciclo delle pile. 
 

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