Francesca Barbiera, Direttore Marketing e Comunicazione di Hamerica's
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Riservata e schiva, Francesca Barbiera, Direttore Marketing e Comunicazione di Hamerica's, si racconta a Tgcom24
di Carlotta TennerielloPadovana di origine, ma milanese d'adozione, Francesca Barbiera, Direttore Comunicazione Marketing e Comunicazione di Hamerica's, ha sempre preferito lavorare dietro le quinte con entusiasmo e tenacia e con la voglia di sperimentare continuamente, seguendo la grande passione per gli hamburger e la cucina americana.
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Ciao Francesca, confesso: sono un po’ spiazzata perché non ho trovato nulla di te sul web per prepararmi a questa chiacchierata.
Lo so! Io rimango sempre un po’ nell’ombra, nel lavoro e in famiglia. Preferisco fare due o tre passi indietro rispetto a Ivan Totaro, mio marito.
Perfetto, allora sono tutt’orecchie: vogliamo cominciare con Hamerica’s?
E’ una storia che inizia da lontano, perché mio marito e la sua famiglia hanno lavorato nella ristorazione da sempre, aprendo il primo locale oltre vent’anni fa a Milano. Dapprima si puntò sulla novità dell’happy hour, un trend molto milanese e molto glamour, per poi passare ad un ristorante molto raffinato, dalle tovaglie di lino e lumi di candela, con una proposta di cucina italiana classica: grande soddisfazione, ma estremamente faticoso. Poi, una decina d’anni fa, mio marito e mio suocero decisero di andare a vedere se era possibile iniziare un’avventura oltreoceano e decisero di recarsi a New York per valutare l’apertura di un ristorante nella Grande Mela. In realtà, tornarono indietro con un progetto in tasca: aprire un ristorante americano in Italia.
Una idea vincente, nonostante abbiate come competitors anche aziende multinazionali.
E’ stato un successo, lo ammetto. Noi ci siamo innamorati degli hamburger e del cibo americano e lo abbiamo proposto proprio nella sua interezza qui in Italia. Quello su cui abbiamo posto l'accento da sempre è la qualità assoluta dei nostri prodotti, vero punto di forza della nostra proposta.
So che i vostri hamburger hanno un impasto molto particolare.
Il nostro “patty”, cioè la polpetta schiacciata che viene inserita all’interno dell’hamburger, viene ottenuto da un impasto la cui ricetta è esclusivamente nostra. Per garantire la qualità della materia prima, abbiamo deciso di avvalerci di un macello nostro, nel piemontese. La carne utilizzata è quella di fassona, che non proviene da allevamenti intensivi, e viene lavorata con un metodo quasi artigianale di cui possiamo controllare con più facilità ogni passaggio. Alla carne macinata vengono aggiunti parmigiano, olio di oliva, sale e pepe. Una vera bontà.
Non vi siete fermati solo all’hamburger, però.
Abbiamo ampliato il nostro menù inserendo i piatti messicani, i takos e i burritos per esempio, la carne alla brace, con le ribs, cioè le costolette con una marinatura assolutamente americana solo un po’ meno pesante, e poi le insalatone, in collaborazione con i ragazzi di “Chef in camicia”. Quest’ultima è stata una scelta vincente, soprattutto per i mesi estivi quando la leggerezza a tavola è decisamente consigliata; per poter scegliere quelle più gradite al pubblico, abbiamo aperto per qualche mese un temporary store dove abbiamo testato le proposte prima di inserirle in menù.
Dall’accento intuisco che non sei proprio di Milano: mi racconti un po’ di te?
Io sono originaria di Padova, ma ormai vivo nella metropoli lombarda da vent’anni, quindi mi sento per metà milanese e per metà veneta. Il mio 50% milanese è quello della razionalità, dell’entusiasmo, della voglia di fare, di sperimentare continuamente, mentre il 50% padovano è quello dell’abnegazione al lavoro, che è totale.
Mi hai parlato di Ivan, tuo marito: come nasce il vostro sodalizio personale e professionale?
Ho conosciuto Ivan a Bergamo, dove lui aveva un locale, circa vent’anni fa. Eravamo entrambi in una fase molto difficile e dolorosa della nostra vita, perché per tutti e due si stava chiudendo un matrimonio. Io avevo necessità di arrotondare lo stipendio e quindi andai a lavorare nel suo ristornante: da lì è iniziato tutto. Dopo una decina d’anni, nel 2010 ci siamo sposati: è stato un matrimonio bellissimo, sentito, voluto e desiderato a cui ha fatto seguito una festa con tanti, tanti amici che ancora oggi la ricordano con piacere.
Non avete pensato di allargare la famiglia?
In realtà, quando abbiamo iniziato a frequentarci Ivan aveva già due bambini, che allora erano ancora molto piccoli. Poi ci siamo tuffati nel lavoro e quando abbiamo deciso di provare ad avere un bimbo nostro forse era troppo tardi. Ma va bene così, evidentemente il mio destino era un altro. Del resto, sono affezionatissima a Claudio e Giorgia, i figli di Ivan, con cui ho uno splendido rapporto, anche se, per rispetto, ho sempre mantenuto una certa distanza perché non ho mai voluto sostituirmi ai loro genitori, amorevoli e sempre molto presenti.
La riservatezza per te è una parola d’ordine.
Non amo apparire, non è il mio stile. Lascio che sia Ivan a rilasciare interviste, ad andare in TV: per me quello che conta è sapere che io e lui siamo una cosa sola e godere della stima e della fiducia sua e della sua famiglia. Del resto, dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna.
Viaggi e tempo libero?
Tempo libero? Quasi nullo, noi non facciamo altro che lavorare! I nostri viaggi sono soprattutto di lavoro: almeno due o tre volte all’anno ci rechiamo negli States per rimanere aggiornati e raccogliere nuovi stimoli e nuove idee. Le mete sono essenzialmente New York e Miami, per i tacos. Per esplorare locali e menù arriviamo anche a mangiare sei volte al giorno e naturalmente poi la bilancia non è contenta. Quando agli svaghi, ci piace andare a cena fuori (anche se io so cucinare molto bene) e scoprire nuovi locali ed esperienze legate al cibo, per poi rilassarci prima di andare a dormire con le serie TV: ne vediamo a raffica.
Hamerica’s e le donne.
Hamerica’s è femmina: da noi il 95% dei responsabili di negozio è una donna, spesso con figli, anche piccoli. Abbiamo sperimentato che le donne abbiano una sensibilità, affidabilità, attenzione alla cura del cliente e del locale che spesso i maschi non hanno. Da noi ci sono anche molte laureate, che arrotondano lo stipendio. Per esempio, a Padova abbiamo laureate in psicologia che vengono a lavorare da noi.
Obiettivi per il nuovo anno?
Vorrei raggiungere una certa serenità mentale, vorrei sentire la tranquillità che solo la sicurezza di aver fatto tutto per il meglio ti può dare. Vorrei avere la certezza di essere stata all’altezza, di accettarmi per quello che sono e godermi finalmente un po’ di tempo per me. Per cominciare, ho smesso di fumare da quasi un mese: un grande risultato, ma è solo l’inizio. In questi ultimi anni mi sono trascurata, adesso è arrivato il momento di prendermi un po’ più cura di me e di riappropriarmi della mia femminilità. D’altronde, si può essere femminili anche se si è imprenditrici, non trovi?