Conosci te stesso, Broletto, Novara
Fausta Squatriti © Ufficio stampa
Squatriti, artista poliedrica di fama internazionale espone al Broletto di Novara un ciclo di opere ed installazioni complesse che affrontano temi spinosi come: malattia mentale, alienazione, solitudine, dolore, emarginazione, sofferenza del corpo e dell’anima in occasione di un convegno “Sotterranei dell’anima”. Per la prima volta opere di arte contemporanea dialogano con le opere di arte moderna ospitate al Broletto di Novara e per saperne di più abbiamo intervistato l’artista e Stefania Nano, la curatrice della mostra, emblematicamente intitolata “Conosci te stesso “.
Intervista a cura di Jacqueline Ceresoli
Squatriti, cosa ha esposto al Broletto e come dialogano arte moderna e contemporanea?
Ho esposto opere appartenenti a diversi cicli tematici, dal 2005 ad oggi. Alcune erano state esposte a Mosca al Museo d’Arte Moderna, tre anni fa, altre sono recenti. La proposta di Stefania Nano di esporre al Broletto , che raccoglie una collezione d’arte dell’ottocento mi è parsa molto interessante con l’obiettivo di creare un dialogo tra il passato e il presente. Non sono stata invasiva , ho soltanto spostato alcuni quadri per far spazio alle mie installazioni senza modificare nulla. Arte moderna e contemporanea messe a confronto, così diverse, qui si completano a vicenda e aprono a nuove riflessioni. Una buona lettura dell’arte è facilitata dalla provocazione. Inoltre la mostra è un ‘occasione per scoprire o guardare la collezione Giannoni ospitata al Broletto.
Quali sono i temi che ha approfondito?
Ho riunito sotto un unico titolo”Conosci te stesso” , i diversi cicli tematici, perché li lega la ricerca attorno alla condizione umana. Una condizione di impotenza, solitudine,malinconia, dolore. Non è che io non sappia che esiste la gioia, ma come artista,in questo caso ancor prima che come parte della società in cui vivo,sono razionalmente indotta a lavorare sul lato oscuro della condizione umana, non perché io possa sperare di compiere un’opera di pubblica utilità a largo raggio,ma per coerenza con la mia capacità di condivisione, di compassione per il dolore del mondo,non limitandomi alla mia esperienza personale.
Come è nato il suo interesse per la malattia mentale, per gli alienati della società?
E’ nata per caso, avendo visto delle fotografie scattate di nascosto nel manicomio di un paese dell’Est , dove i fragili corpi dei malati sono stati colti nella loro malinconia profonda di esseri viventi che non contano più nulla, mucchietti di carne, di stracci, fantasmi nudi piombati dentro un mondo senza pietà. Senza pietà perché non sa come poterla avere,in simili circostanze. Ho elaborato quelle piccole foto, rendendole parte della mia ricerca, anche estetica, sull’immagine, ma sostanzialmente rimangono dei documenti. Il paradigma della condizione umana, della impari lotta tra chi è potente,anche di un potere che non decide della sorte del mondo politico, economico, fuori dal mirino della visibilità, oggi così importante, e di chi non conta nulla. Gente viva e però già morta. Perché, senza relazione, l’uomo non esiste, se non all’interno del proprio dolore, improduttivo, come nel caso dei malati di mente. In troppe parti del mondo la psichiatria umana ancora non esiste. Il malato è neutralizzato, lentamente degradato, senza nessuna speranza di guarigione. Anzi, chi entra in quei luoghi, magari, come mi hanno raccontato, soltanto per un problema psicologico temporaneo, non ne esce più, prigioniero a vita.
Lei utilizza fotografia, scultura e pittura come e perché ha scelto questo assemblaggio di linguaggi così diversi?
Ci ho messo del tempo, per concedermi la libertà di attingere a diversi linguaggi . Ognuno di loro mi fornisce la possibilità di dire quello che manca all’altro, e in questo rimando di valore espressivo ricostruisco l’interno, dialettico che mi serve.
L’artista può essere considerato un “folle” perché ?
L’ho cercato di dire nel mio intervento al convegno organizzato dal dipartimento di salute mentale della U.S.L di Novara, da cui parte anche il progetto espositivo . L’ho intitolato “ Creatività, il lato sano della follia”. Se per follia si intende l’operazione di messa in discussione dell’idea stessa di ordine. L’artista, come il malato di mente, spariglia l’ordine di importanza del pensiero, delle situazioni sociali, oniriche, visionarie, ma anche relazionali. Ma chi può venire veramente a dire quale debba essere la scala gerarchica dei valori che l’uomo deve possedere nella sua mente, per essere considerato sano ? Fin tanto che ci si mantiene in equilibrio, anche con il segreto, a volte invalicabile da noi stessi, del nostro profondo ancestrale e culturale, tutto bene. Per essere artisti non occorre essere folli, non clinicamente, ma il procedimento è simile. E’ la posizione del limite, del confine, che rende operativa la follia dell’artista, capace di produrre un ‘opera, mentre per il malato quel confine si blocca, è improduttivo, e diventa malattia.
Stefania Nano, come ha concepito la mostra di Fausta Squatriti "Conosci te stesso" e perché ?
La mostra nasce come parte integrante di un convegno multidisciplinare dal titolo “I sotterranei dell’anima”, cui hanno partecipato specialisti (dalla psicoanalisi alla filosofia, dall’antropologia alla teologia) portando il proprio contributo per una riflessione ampia e complessa su vissuti, sentimenti ed emozioni che abitano l’uomo nelle profondità dell’anima. In questo contesto è stata concepita la mostra “Conosci te stesso” di Fausta Squatriti, artista che ben coglie con il proprio lavoro queste profondità e che porta, attraverso la sua ricerca (sociale e introspettiva), una vasta documentazione visiva e immaginativa: il suo sguardo ha la straordinaria capacità di dare forma, materia e immediatezza ad argomenti normalmente difficili da sintetizzare e da cogliere in un solo istante.
Sotterranei dell’anima in cui si cerca di conoscere qualcosa di sé. Mostra e convegno, dunque, non certo come trattazione esaustiva di ciò che per sua natura sarà sempre e per sempre sfuggente, ma come tentativo sinergico di evocare l’esortazione delfica, “conosci te stesso”, aprendo una riflessione breve, sì, ma spero incisiva, come può esserlo la lettura di un libro o la visione di un film. Quei libri, film, convegni e mostre che fanno nascere pensieri, emozioni.
Come dialogano le opere di arte moderna della Collezione Giannoni con quelle contemporanee ?
E’ un dialogo dal linguaggio sincronico e diacronico insieme. Le opere di Fausta Squatriti, rappresentazioni del mondo interno, sembrano mostrare il presente ed un probabile futuro della società odierna e, contemporaneamente, accostandosi alle opere di arte moderna della Galleria Giannoni, creano continuità di temi e a volte contrasti tra due epoche diverse, lontane, ma forse non poi così tanto. Un dialogo dunque tra le opere della Galleria e quelle di Fausta Squatriti, passando da una quasi perfetta sintonia (tanto che a volte i quadri della collezione e le installazioni dell’artista sembrano presentarsi quasi senza soluzione di continuità) ad una radicale differenza di rappresentazione. Una narrazione nella narrazione in cui le opere di arte contemporanea diventano punteggiatura, forte e decisiva, di un testo classico.
Quali difficoltà sono emerse in fase di allestimento?
L’allestimento si è confrontato con difficoltà legate all’inserimento di opere di arte contemporanea all’interno non tanto di uno “spazio”, ma di un “luogo” con una sua ben precisa e definita identità. Un luogo dalle diverse stratificazioni temporali (il Broletto medioevale, la collezione di arte moderna della Galleria Giannoni, a sua volta organizzata in un recente allestimento) che favorisce, certo, l’accostamento delle opere di Fausta Squatriti al patrimonio presente. D’altra parte, però, una galleria pensata forse troppo staticamente ha presentato ostacoli a livello di effetto percettivo. Così la dimensione teatrale e l’esplosione nello spazio dell’opera di Fausta Squatriti ha dovuto almeno in parte sacrificarsi, rinunciando in alcuni punti al coinvolgimento spaziale per richiedere una concentrazione di sguardo e di riflessione da rinnovarsi, di volta in volta, davanti ad ogni opera e momento espositivo.
Come è stata percepita dal pubblico questa mostra dal tema non facile ?
Affrontare un tema complesso è una sfida per l’artista, per il curatore, ma è anche una sfida lanciata al pubblico e tutto si gioca per lo più, come mette in luce la domanda, a livello percettivo.
In questo caso il tema è uno tra i più complessi che si possano affrontare attraverso qualsiasi mezzo espressivo. Non solo formalmente, ma anche e soprattutto per l’impatto emotivo. Le parole e gli sguardi colti, nel giorno dell’inaugurazione della mostra, hanno rivelato un’apertura nei confronti dell’arte contemporanea non certo scontata, soprattutto quando, come in questo caso, opere dai soggetti perturbanti possono comprensibilmente evocare reazioni di rifiuto.
L’esperienza artistica e umana di Fausta Squatriti, conosciuta e apprezzata da molti, e il suo personalissimo linguaggio che sa “parlare” di un tema così complesso come il conoscere se stessi, spero abbiano aperto, in questa occasione, uno dei molti possibili percorsi di riflessione su alcune delle domande ultime e più complesse dell’esistenza.
Jacqueline Ceresoli,
storica e critica d’arte, docente e direttore artistico TAM, scuola d'arte a Montefeltro
© Ufficio stampa
Conosci te stesso, Broletto, Novara
CONOSCI TE STESSO è il titolo sotto il quale si riuniscono tre cicli di lavoro, realizzati da Fausta Squatriti tra il 2005 e il 2012. Negli anni ha sviluppato un suo personalissimo linguaggio che si avvale di brani fotografici prelevati dalla realtà, figure astratte simboliche e oggetti tridimensionali, in un rimando di linguaggi, collegati l’uno all’altro nel formularne uno nuovo. Installata all’interno della collezione ottocentesca della galleria Giannoni, mette a confronto due modi diversi di parlare del mondo interiore, della sua fragilità e della sua potenza, come tutta l’arte ha sempre fatto, servendosi quasi degli stessi elementi, paesaggi, figure, oggetti. Senza disturbare l’installazione museale, si è fatto un po’ di spazio alle opere polimateriche di Squatriti, nell’intento di indurre lo spettatore a farsi interprete attivo di quanto vede, confrontando due mondi poetici così diversi, e per alcuni aspetti, così simili.