fino al 18 ottobre a Novara

Intervista a Fausta Squatriti e Stefania Nano

Conosci te stesso, Broletto, Novara

15 Ott 2012 - 20:22
 Fausta Squatriti © Ufficio stampa

 Fausta Squatriti © Ufficio stampa

Squatriti, artista poliedrica di fama  internazionale espone al Broletto di Novara un ciclo di opere ed  installazioni  complesse che affrontano temi spinosi come:  malattia mentale, alienazione, solitudine, dolore, emarginazione, sofferenza del corpo e dell’anima in occasione di un convegno “Sotterranei  dell’anima”. Per la prima  volta opere  di arte  contemporanea dialogano  con le opere di arte  moderna ospitate al Broletto di Novara e per saperne di più  abbiamo intervistato l’artista e  Stefania Nano, la curatrice  della mostra, emblematicamente intitolata  “Conosci te stesso “.

Intervista a cura di Jacqueline Ceresoli

Squatriti,  cosa  ha esposto al Broletto e come dialogano arte moderna e contemporanea?
Ho esposto opere  appartenenti a diversi cicli tematici, dal 2005 ad oggi. Alcune erano state esposte a Mosca  al Museo d’Arte Moderna, tre anni fa, altre sono recenti. La proposta di Stefania  Nano di esporre al Broletto , che raccoglie una collezione d’arte dell’ottocento  mi è parsa molto interessante con l’obiettivo di creare un dialogo tra il passato e il  presente. Non sono stata invasiva , ho soltanto spostato alcuni  quadri per far spazio  alle  mie installazioni  senza  modificare nulla. Arte moderna e contemporanea messe a confronto, così diverse, qui  si completano a vicenda e aprono  a  nuove riflessioni. Una  buona  lettura dell’arte è facilitata dalla provocazione. Inoltre  la  mostra è un ‘occasione per scoprire o guardare la  collezione  Giannoni ospitata al Broletto.
Quali sono i temi che  ha approfondito?
Ho riunito sotto un unico titolo”Conosci te stesso” , i diversi cicli tematici, perché li lega la ricerca attorno alla condizione umana. Una condizione di impotenza, solitudine,malinconia, dolore. Non  è che io non sappia che esiste la gioia, ma come artista,in questo caso ancor prima che come parte della società in cui vivo,sono razionalmente indotta a lavorare sul lato oscuro della condizione umana, non perché io possa sperare di compiere un’opera di pubblica utilità a largo raggio,ma per coerenza con la mia capacità di condivisione, di compassione per il dolore del mondo,non limitandomi alla mia esperienza  personale.
Come è  nato il suo  interesse per la malattia  mentale, per gli alienati  della società?
E’ nata per caso, avendo visto delle fotografie scattate di nascosto nel manicomio di un paese dell’Est , dove i fragili corpi dei malati sono stati colti nella loro malinconia profonda di esseri viventi  che  non contano più  nulla, mucchietti di carne, di stracci, fantasmi nudi piombati dentro un mondo  senza  pietà. Senza pietà perché  non sa come poterla avere,in simili circostanze. Ho elaborato quelle piccole foto, rendendole parte della mia ricerca, anche estetica, sull’immagine, ma sostanzialmente rimangono dei documenti. Il  paradigma della condizione  umana, della impari lotta  tra chi è potente,anche di un potere che non decide della sorte del mondo politico, economico, fuori dal mirino della visibilità, oggi così importante, e di  chi non conta nulla. Gente  viva e però già morta. Perché, senza relazione, l’uomo non esiste, se non all’interno del proprio dolore, improduttivo, come nel caso dei malati di mente. In troppe parti del mondo la psichiatria umana ancora  non esiste. Il malato è neutralizzato, lentamente degradato, senza nessuna speranza di  guarigione. Anzi, chi entra in quei luoghi, magari, come mi hanno raccontato, soltanto per un problema psicologico temporaneo, non  ne esce  più, prigioniero a  vita.
Lei  utilizza fotografia, scultura e pittura come e perché ha  scelto  questo assemblaggio  di linguaggi così diversi?
Ci ho messo del tempo, per concedermi la libertà di attingere a diversi linguaggi . Ognuno di  loro mi fornisce la possibilità di dire quello che  manca all’altro, e in questo rimando di valore espressivo ricostruisco l’interno, dialettico  che  mi serve.
L’artista può essere  considerato un “folle” perché ?  
L’ho cercato di  dire nel mio intervento al convegno organizzato dal dipartimento di salute  mentale della U.S.L di  Novara, da cui  parte anche il progetto espositivo . L’ho intitolato “ Creatività, il lato sano della  follia”. Se per follia si intende l’operazione di messa in discussione dell’idea stessa di ordine. L’artista, come il malato di mente, spariglia l’ordine di importanza del pensiero, delle situazioni sociali, oniriche, visionarie, ma anche relazionali. Ma chi può venire veramente a dire quale debba essere la scala gerarchica dei valori che l’uomo  deve  possedere nella sua  mente, per essere considerato sano ? Fin tanto che ci  si  mantiene in equilibrio, anche con il  segreto, a  volte invalicabile da noi stessi, del nostro profondo ancestrale e culturale, tutto  bene. Per essere artisti non occorre essere folli, non clinicamente, ma il procedimento è simile. E’ la posizione del limite, del confine, che rende operativa la  follia dell’artista, capace di produrre un ‘opera, mentre per il malato quel confine si  blocca, è  improduttivo, e diventa  malattia.

Stefania Nano, come  ha  concepito la  mostra di Fausta  Squatriti  "Conosci te stesso" e perché ?
La mostra nasce come parte integrante di un convegno multidisciplinare dal titolo “I sotterranei dell’anima”, cui hanno partecipato  specialisti (dalla psicoanalisi alla filosofia, dall’antropologia alla teologia) portando il proprio contributo per una riflessione ampia e complessa su vissuti, sentimenti ed emozioni che abitano l’uomo nelle profondità dell’anima. In questo contesto è stata concepita la mostra “Conosci te stesso” di Fausta Squatriti, artista che ben coglie con il proprio lavoro queste profondità e che porta, attraverso la sua ricerca (sociale e introspettiva), una vasta documentazione visiva e immaginativa: il suo sguardo ha la straordinaria capacità di dare forma, materia e immediatezza ad argomenti normalmente difficili da sintetizzare e da cogliere in un solo istante. 
Sotterranei dell’anima in cui si cerca di conoscere qualcosa di sé. Mostra e convegno, dunque, non certo come  trattazione esaustiva di ciò che per sua natura sarà sempre e per sempre sfuggente, ma come tentativo sinergico di evocare l’esortazione delfica, “conosci te stesso”, aprendo una riflessione breve, sì, ma spero incisiva, come può esserlo la lettura di un libro o la visione di un film. Quei libri, film, convegni e mostre che fanno nascere pensieri, emozioni.
Come dialogano le opere  di  arte  moderna  della  Collezione Giannoni  con quelle  contemporanee ?
E’ un dialogo dal linguaggio sincronico e diacronico insieme. Le opere di Fausta Squatriti, rappresentazioni del mondo interno, sembrano mostrare il presente ed un probabile futuro della società odierna e, contemporaneamente, accostandosi alle opere di arte moderna della Galleria Giannoni, creano continuità di temi e a volte contrasti tra due epoche diverse, lontane, ma forse non poi così tanto. Un dialogo dunque tra le opere della Galleria e quelle di Fausta Squatriti, passando da una quasi perfetta sintonia (tanto che a volte i quadri della collezione e le installazioni dell’artista  sembrano presentarsi quasi senza soluzione di continuità) ad una radicale differenza di rappresentazione. Una narrazione nella narrazione in cui le opere di arte contemporanea diventano punteggiatura, forte e decisiva, di un testo classico.
Quali difficoltà  sono emerse in fase di allestimento?
L’allestimento si è confrontato con difficoltà legate all’inserimento di opere di arte contemporanea  all’interno non tanto di uno “spazio”, ma di un “luogo” con una sua  ben precisa e definita identità. Un luogo dalle diverse stratificazioni temporali (il Broletto medioevale, la collezione di arte moderna della Galleria Giannoni, a sua volta organizzata in un recente allestimento) che favorisce, certo, l’accostamento delle opere di Fausta Squatriti al patrimonio presente. D’altra parte, però, una galleria pensata forse troppo staticamente ha presentato ostacoli a livello di effetto percettivo. Così la dimensione teatrale e l’esplosione nello spazio dell’opera di Fausta Squatriti ha dovuto almeno in parte sacrificarsi, rinunciando in alcuni punti al coinvolgimento spaziale per richiedere una concentrazione di sguardo e di riflessione da rinnovarsi, di volta in volta, davanti ad ogni opera e momento espositivo.
Come è stata percepita dal pubblico questa  mostra dal tema non facile ? 
Affrontare un tema complesso è una sfida per l’artista, per il curatore, ma è anche una sfida lanciata al pubblico e tutto si gioca per lo più, come mette in luce la domanda, a livello percettivo. 
In questo caso il tema è uno tra i più complessi che si possano affrontare attraverso qualsiasi mezzo espressivo. Non solo formalmente, ma anche e soprattutto per l’impatto emotivo. Le parole e gli sguardi colti, nel giorno dell’inaugurazione della mostra, hanno rivelato un’apertura nei confronti dell’arte contemporanea non certo scontata, soprattutto quando, come in questo caso, opere dai soggetti perturbanti possono comprensibilmente evocare reazioni di rifiuto.
L’esperienza artistica e umana di Fausta Squatriti, conosciuta e apprezzata da molti, e il suo personalissimo linguaggio che sa “parlare” di un tema così complesso come il conoscere se stessi, spero abbiano aperto, in questa occasione, uno dei molti possibili percorsi di riflessione su alcune delle domande ultime e più complesse dell’esistenza. 

Jacqueline Ceresoli,
storica e critica d’arte, docente e direttore artistico TAM, scuola d'arte a Montefeltro

© Ufficio stampa

© Ufficio stampa

Conosci te stesso, Broletto, Novara

CONOSCI TE STESSO è il titolo sotto il quale si riuniscono tre cicli di lavoro, realizzati da Fausta Squatriti tra il 2005 e il 2012. Negli anni ha sviluppato un suo personalissimo linguaggio che si avvale di brani fotografici prelevati dalla realtà, figure astratte simboliche e oggetti tridimensionali, in un rimando di linguaggi, collegati l’uno all’altro nel formularne uno nuovo. Installata all’interno della collezione ottocentesca della galleria Giannoni, mette a confronto due modi diversi di parlare del mondo interiore, della sua fragilità e della sua potenza, come tutta l’arte ha sempre fatto, servendosi quasi degli stessi elementi, paesaggi, figure, oggetti. Senza disturbare l’installazione museale, si è fatto un po’ di spazio alle opere polimateriche di Squatriti, nell’intento di indurre lo spettatore a farsi interprete attivo di quanto vede, confrontando due mondi poetici così diversi, e per alcuni aspetti, così simili.

GALLERIA D'ARTE MODERNA PAOLO E ADELE GIANNONI BROLETTO DI NOVARA 
Via Fratelli Rosselli 20
Novara (NO)

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