fino al 28/10/2012

Dal totem all'albero o totem=albero?

Mario Rossello a Palazzo Ducale, Genova

10 Ott 2012 - 18:42
 Rossello © Ufficio stampa

 Rossello © Ufficio stampa

Ho dipinto un filo d'erba,
ho dipinto un sasso,
ho dipinto un ramo sulla sabbia,
ho dipinto insetti meccanici,
ho dipinto l'uomo robotizzato,
ho dipinto muri di cemento,
ho dipinto paesaggi d'acciaio,
ho dipinto tronchi carbonizzati,
ho dipinto boschi di cristallo
Mario Rossello


Siamo cambiati, siamo diventati moderni sì, ma rispettando la natura, cercando di carpirne l'essenza vitale, la magia recondita della vita. E' questa la recherche metafisica che sta alla base, in estrema sintesi, della produzione artistica di Mario  Rossello (Savona, 8 dicembre 1927 - 14 dicembre 2000) riassunta e riproposta nella mostra genovese curata da Simona Poggi.
Un percorso filosofico che parte dal concetto antropologico di totem freudiano (Totem e tabù,1913) capovolgendolo: il totem non è ucciso e divorato, azione proibita individualmente e giustificata nel collettivo - come succedeva proprio agli alberi negli anni della cementificazione di massa in Italia - ma sapientemente tutelato, valorizzato ed, in qualche modo, adorato.
Una visione straordinariamente moderna per gli anni in cui queste opere prendevano vita, gli anni dell'opulenza dove si intravedevano solo i germi di un cambiamento attento all'ambiente in tante direzioni. Nonostante la titolazione dell'esposizione - in essere fino al 28 ottobre prossimo nella prestigiosa Sala Liguria di Palazzo Ducale a Genova - sia "Dal totem all'albero" in realtà il vero totem della produzione di Rossello, della sua maturità artistica, è proprio l'albero. Quello che conta è altro: è la grande differenza tra l'albero e l'opera d'arte, dove la seconda viene creata ex-novo, dal nulla, mentre l'albero in natura diventa quello che è per un sommarsi di elementi accidentali, di variazioni climatiche, di cause che esulano dalle capacità di chi lo concepisce. Eppure le opere di Mario Rossello riescono a superare anche questa dicotomia sventolando la bandiera democratica dell'arte pubblica, della fruizione più larga possibile delle bellezze artistiche concepite per essere toccate, ammirate, per far parte della vita quotidiana, per restare sotto le intemperie o scaldarsi sotto il sole cocente (penso ad opere quali L'albero della speranza e L'albero della solidarietà). Si viene così a recuperare non solo il concetto egualitario di opera d'arte, fruibile a tutti, ma anche il rapporto con il mutevole, con il contesto architettonico che le accoglie, con la luce: una tendenza comune a grandi nomi anche di oggi.
A cambiare il concetto stesso di contenitore dellíarte: come già aveva intuito Gertrude Stein a ridosso della metà del secolo scorso puoi essere un museo o puoi essere moderno, ma non puoi essere entrambe le cose.  Ci si trova insomma tra due fuochi: quello della tutela (spazio privato, vigilato, statico) e quello della trasversalità (spazio pubblico, aperto, mutevole) del patrimonio artistico, sempre più il risultato in evoluzione di un approccio multicausale. Il rischio è di fossilizzarsi, anche se ciò che di primo acchito può sembrare morto o statico come un'installazione di ferro o di marmo, in realtà sta solo lentamente mutando. E' qualcosa di diverso, è un materiale che vira la cromia a seconda delle ore del giorno, che si contestualizza su paesaggi in divenire, frenetici, che si consuma col tempo, che si fa osservare da prospettive distanti, divenendo parte del quotidiano anche per i meno attenti, per i meno colti. Anche l'occhio meno allenato riesce a comprendere nelle opere rosselliane la plasticità, le aperture e le chiusure, la luce smaterializzata che rifrange le superfici facendo emergere un tratto inconfutabile di fisicità predominante, quasi un'estensione della forza vitale.  
Non un confronto, ma un ragionamento di raffinata sperimentazione che rompe la nostra bolla di solitudine facendo divagare sui possibili laterali, sulla grazia estenuata e allo stesso tempo sulla militaresca possanza di opere enfatiche, di finestre metafisiche che si appropriano dei linguaggi architettonici e della dimensione misterica della natura. Se fosse stata più scientificamente bilanciata, se non proprio coreografata per tappe omogenee, questa esposizione avrebbe sicuramente indagato organicamente e facilmente il percorso artistico e biografico di Mario Rossello e la sua visione di natura, arte e vita dove è l'albero l'induscusso elemento focale, declinato in sempre nuove varianti formali, cromatiche e tecniche.
Ambizioso il progetto e difficile, del resto, dare visioni alternative per chi ha già dato lo scorso anno a Savona, con successo, la propria lettura dell'albero di Rossello senza aggiungere ulteriori importanti elementi alla propria analisi critica o senza provare ad andare a ritroso cercando un'altra scintilla nell'opera del grande maestro o perchè nò cambiando atteggiamento ed approccio con orientamenti sostanzialmente più coraggiosi, meno "classici".
Assolutamente azzeccata invece la scelta di enfatizzare gli anni Sessanta quando, dalla scomposizione dei piani di derivazione cubista, nascono alcune significative opere come Episodio, per poi proseguire con l'esposizione di qualche lavoro illustrante le lacerazioni del progresso che provocano l'alienazione dell'individuo come nel bronzo cromato Uomo, a ricondurci appunto al concetto secondo cui il totem è, alla fine, proprio l'albero, partendo proprio dalla visione freudiana fino ad arrivare al grande spartiacque, quello della valorizzazione "green", che dopo tanti anni assume oggi i connotati anche dell'energia verde. Un'esposizione dedicata dunque ad un anticipatore, come tutti i grandi dell'arte, Mario Rossello realizzata con il patrocinio di Regione Liguria, Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Savona, Comune di Albissola Marina, Comune di Albisssola Superiore e con l'appoggio della Fondazione Milena Milani, della Fondazione Cento Fiori, del Circolo degli Artisti, dell'Associazione Culturale Arte DOC, 
Ceramiche San Giorgio e di numerosi sponsor. 
Il progetto grafico del catalogo è curato dell'agenzia di comunicazione Punto a Capo Coo'ee; i testi vedono numerosi contributi come quelli di Luciano Caprile, Silvio Riolfo Marengo, del fratello Luigi Rossello, di Milena Milani, di Franca Nuti e di Nicolò Nefri, solo per citarne alcuni. 
Giulia Cassini

MARIO ROSSELLO 
(Savona, 8 dicembre 1927- 14 dicembre 2000)
Formatosi come ceramista ad Albissola oltre che al liceo artistico di Genova ed aperto ad i fermenti creativi dell'epoca si è quindi trasferito negli anni Sessanta a Milano indirizzandosi verso una ricerca neo-figurativa avente ad oggetto il problematico e conflittuale rapporto uomo-macchina. E' degli anni Settanta il suo soggiorno parigino dove assorbe importanti scambi culturali e creativi. In anni maturi ha prodotto una serie di paesaggi di città statunitensi dove predomina il tema dello smog. Tra le opere più celebri: L'albero e la sua ombra (Giardini di via Pallavicino a Milano, prima della recente ristrutturazione di questi ultimi), L'albero della speranza (Sede CEE a Bruxelles), Il Volo di gabbiani in marmo (esterno della Rinascente a Milano), Il sole dentro di noi (all'interno della Rinascente a Milano), Aquilotti in marmo bianco (piloni campanile della Chiesa di San Pio da Pietralcina), Sagrato progettato con Agenore Fabbri, mosaico con pietre (Piazza della Concordia ad Albissola Marina), Alberi in colonna (colonna in bronzo all'Aeroporto di Linate), Il bosco smalti a fuoco su lastre d'acciaio (ingresso Cassa di Risparmio a Savona), Cascata d'acqua, cemento e mosaico (Piazza Gramsci a Milano), Le quattro stagioni, altorilievi in ceramica (Ospedale S.Paolo a Savona), L'albero della solidarietà, marmo bianco (Giardini dello Stadio S.Siro a Milano), Colonna e gabbiani, marmo (I.T.I.S. a Savona), L'albero di ferro (ingresso Fortezza del Priamar a Savona).
© Ufficio stampa

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 Rossello

Dal Totem all'albero - MARIO ROSSELLO
A cura di: Simona Poggi
Informazioni: 010 562046- www.palazzoducale.genova.it
Orari: 28 settembre ñ 28 ottobre 2012 dalle 9 alle 19 tutti i giorni.
Ingresso: libero
Catalogo: Punto a Capo Coo'ee

Palazzo Ducale
Sala Liguria Spazio Aperto
Piazza Matteotti 9
16123 Genova

Tel. 0039-0105574000 - palazzoducale@palazzoducale.genova.it

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