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Sciamanesimo e teenager nella modernità

Sono le due esposizioni forse più interessanti di questo inizio d'autunno. Alla Edward Cutler Gallery di via dell'Orso a Milano (www.cutlergallery..com), si possono ammirare le opere di quello “sciamano” contemporaneo che è considerato John Stark, ambientate in Corea del Sud, nella zona di Yeongyang-gun dove si trova Ilwol san, la Montagna Stregata. E ' proprio qui che trae origine quella che un tempo era la religione più diffusa nel paese orientale. E che ancora oggi sopravvive e a essa vi si fa appello estremo contro le malattie, la morte, i problemi economici. Ufficialmente bollato come superstizione, in realtà il credo sciamano resiste anche in questo paese super tecnologico. E la luce sublime, l'incanto che promanano dalle opere di Stark, in particolare The Shamanʼs Garden e Interior view spiazzano e turbano al tempo stesso chi le guarda, sono “immagini che fluttuano tra immersione e reinterpretazione, frammentazione e pienezza, e che in ultima analisi mettono a confronto il sé apparente con lʼinevitabile dipendenza”. Accanto alla mostra del 33enne britannico Stark, alla Jerome Zodo Contemporary di Via Lambro, sino al 22 novembre (www.jerome-zodo.com), va in scena in esclusiva “Gentle Collision”, una personale di Ed Templeton. Due volte campione mondiale di skateboard, il californinano nato 41 anni fa è pittore, grafico e fotografo autodidatta. I suoi maestri nella pittura sono Egon Schiele, Balthus e Jean-Michel Basquiat. Quando scolpisce lo fa impiegando materiali di scarto. Il suo obiettivo invece è focalizzato su teenager incontrati per strada e nelle strade della periferia e delle metropoli del suo sconfinato, lacerato paese. I loro volti, le pose evidenziano quella straziante, inesauribile fame di identità e di vita. Templeton li riprende quando giocano, si muovono, si sbronzano, viaggiano, fanno sesso occasionale. I suoi soggetti sono cinematografici, nipotini della generazione on the road negli anni '50 e ‘60. Oggi, come allora, ragazzi che si perdono nella speranza di trovare una strada chiamata in ogni caso libertà.

Sciamanesimo e teenager nella modernità

Sono le due esposizioni forse più interessanti di questo inizio d'autunno. Alla Edward Cutler Gallery di via dell'Orso a Milano (www.cutlergallery..com), si possono ammirare le opere di quello “sciamano” contemporaneo che è considerato John Stark, ambientate in Corea del Sud, nella zona di Yeongyang-gun dove si trova Ilwol san, la Montagna Stregata. E ' proprio qui che trae origine quella che un tempo era la religione più diffusa nel paese orientale. E che ancora oggi sopravvive e a essa vi si fa appello estremo contro le malattie, la morte, i problemi economici. Ufficialmente bollato come superstizione, in realtà il credo sciamano resiste anche in questo paese super tecnologico. E la luce sublime, l'incanto che promanano dalle opere di Stark, in particolare The Shaman's Garden e Interior view spiazzano e turbano al tempo stesso chi le guarda, sono “immagini che fluttuano tra immersione e reinterpretazione, frammentazione e pienezza, e che in ultima analisi mettono a confronto il sé apparente con l'inevitabile dipendenza”. Accanto alla mostra del 33enne britannico Stark, alla Jerome Zodo Contemporary di Via Lambro, sino al 22 novembre (www.jerome-zodo.com), va in scena in esclusiva “Gentle Collision”, una personale di Ed Templeton. Due volte campione mondiale di skateboard, il californinano nato 41 anni fa è pittore, grafico e fotografo autodidatta. I suoi maestri nella pittura sono Egon Schiele, Balthus e Jean-Michel Basquiat. Quando scolpisce lo fa impiegando materiali di scarto. Il suo obiettivo invece è focalizzato su teenager incontrati per strada e nelle strade della periferia e delle metropoli del suo sconfinato, lacerato paese. I loro volti, le pose evidenziano quella straziante, inesauribile fame di identità e di vita. Templeton li riprende quando giocano, si muovono, si sbronzano, viaggiano, fanno sesso occasionale. I suoi soggetti sono cinematografici, nipotini della generazione on the road negli anni '50 e ‘60. Oggi, come allora, ragazzi che si perdono nella speranza di trovare una strada chiamata in ogni caso libertà.
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