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BenVenuti a Grillolandia, viaggio nel futuro
in un'Italia governata a cinque stelle

Un ebook racconta come sarebbe il nostro Paese se Grillo e il M5S avessero il 100% del consenso. Un modo per provare a “vedere” all'opera i vari punti della visione grillina

Ufficio stampa

Sul Movimento 5 stelle e i suoi leader è stato detto e scritto tutto. Nessuno però si è esercitato a immaginare un'Italia al 100% 5 stelle. In che modo Grillo e i suoi cambierebbero il Paese se avessero le mani libere?

Ce ne danno un'idea Stefano Rizzato ed Eliano Rossi con BenVenuti a Grillolandia un viaggio ipotetico nel futuro, in un Paese in cui i partiti tradizionali “muoiono” e in Parlamento siedono soltanto i “cittadini” del Movimento 5 Stelle. Un paradosso, ma anche un modo per provare a “vedere” all'opera, inseriti in un sistema organico di riferimento, i vari punti della discussa visione grillina.

Ogni sezione affronta un aspetto diverso del programma attingendo a fonti immediatamente verificabili. Seguono le cronache del futuro, un reportage da un'ipotetica Italia grillina in pieno dispiegamento. Per riportare tutto fuori dal campo di distorsione della realtà, i possibili scenari sono discussi da otto autorevoli opinionisti intervistati dagli autori.

Fantapolitica? Non leggeremo le “cronache da Grillolandia” sui giornali (o sui blog…). Ma chi può dirlo? La realtà politica italiana ha più volte superato l'immaginazione.

 

GLI AUTORI
Stefano Rizzato - Laureato in lettere all'Università di Padova, è giornalista professionista e collaboratore del quotidiano La Stampa e di Sky.it. Dal 2010 al 2012 ha frequentato la Scuola di Giornalismo "Walter Tobagi" di Milano, dove ora ricopre l'incarico di tutor per le attività Web. Si occupa soprattutto di società, tecnologia, scienze e sport. Segue con attenzione le nuove tendenze dell'informazione e ha curato il blog collettivo #Faremonotizia, poi diventato l'e-book “#Faremonotizia. Interviste per capire il giornalismo che cambia”. 

Eliano Rossi - È giornalista e fotogiornalista professionista, tutor della Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi” dell'Università Statale di Milano. Laureato in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli di Roma è esperto di Paesi emergenti. Per GoWare editore ha già pubblicato l'e-book Brasile, la grande transizione. Collabora con Sky.it e con l'agenzia Corbis Images. È redattore del The Post Internazionale per cui copre il Brasile. Coordina il blog collettivo Piazzadigitale sul Corriere della Sera.

Leggi in anteprima a Tgcom24 un estratto dell'ebook

 

26 giugno 2014
La democrazia online s'inceppa sugli Ogm
Solo 300 cittadini votano al 42° referendum
L'ennesima consultazione in Rete finisce con un 50/50. E ora chi decide?


C'era da aspettarselo e stavolta è successo davvero. Il 42° referendum promosso dal Governo 5 Stelle in otto mesi, questa volta sugli Ogm, ha dato un risultato storico quanto inutile: il 50 per cento degli italiani si è detto a favore, l'altro 50 per cento contro. E adesso toccherà al Presidente del Consiglio trimestrale sbrogliare la situazione: se il popolo non decide, chi decide? Ma il dato che fa più male all'unico partito del Parlamento italiano è quello sulla partecipazione: solo 300 cittadini hanno espresso una posizione. Gli altri 50 milioni aventi diritto hanno lanciato un messaggio chiaro: "Lasciateci lavorare in pace".

E dire che il referendum era serio. Più di altri promossi nei primi mesi del nuovo governo, sotto la bandiera della democrazia diretta. Da quando i grillini hanno conquistato il cento per cento del Parlamento si è viaggiato a un ritmo di quasi un referendum ogni sei giorni. Questa volta si doveva decidere sugli Ogm e sulla coesistenza tra le colture tradizionali e quelle geneticamente modificate. Un tema delicatissimo e complesso.

L'Europa, secondo Beppe Grillo spinta dalle multinazionali americane, da tempo prova a scardinare le resistenze italiane ai semi modificati. A un italiano, si sa, puoi togliere tutto ma non la libertà di discutere su quello che mette in bocca. Eppure, nonostante le motivazioni ci fossero tutte, alle urne elettroniche si sono presentate solo una manciata di persone.

Il perché del flop lo spiega Ernesto Bonaventura. Barista di 35 anni di Rieti, all'annuncio dell'ennesimo referendum ha aperto una petizione su Internet per dire “no” all'eccesso di consultazioni. "Mi sveglio la mattina alle cinque per andare a lavorare e passo tutto il giorno occupato a far quadrare i conti di casa. Poi, quando stacco, dovrei mettermi a spulciare i pro e i contro di qualunque questione e votarle? Ma lo facciano i deputati! Che li paghiamo a fare se devono chiederci l'opinione su tutto?". La petizione del signor Bonaventura ha avuto, quella si, un enorme successo. In meno di una settimana è stata firmata da quasi un milione di cittadini, d'accordo con lui che di votare referendum non se ne può più.

È evidente come con il passare del tempo e delle consultazioni, il tasso di partecipazione sia sceso di volta in volta. Al primo referendum grillino, quello sulla legge elettorale, aveva votato il 62 per cento della popolazione avente diritto al voto. Al ventesimo i partecipanti erano scesi al 50 per cento. Al trentesimo il 22 per cento. Ieri, quasi nessuno.

Oltre al danno della mancata partecipazione, c'è stata pure la beffa del risultato incerto. Questo referendum è riuscito a non decidere nulla e ha creato una crepa all'interno del Movimento. Una questione di principio, perché se la gente ha deciso di non decidere, adesso come si fa ad uscire dall'impasse? Il Presidente del Consiglio trimestrale Mario Rossi si è riservato di sentire l'opinione di Grillo e Casaleggio al più presto. Bisogna stabilire un precedente, in modo che tutti i prossimi Presidenti del Consiglio sappiano come comportarsi se un caso analogo si ripresentasse.

Ma la crepa si è estesa pure al Parlamento. Fino ad oggi alla Camera non c'era gruppo parlamentare al di fuori dei grillini. Ieri è stato creato in fretta e furia il gruppo misto perché Felice Bonfanti, uno dei 150 deputati eletti nelle file del Movimento, è stato espulso in diretta su YouTube. Ha avuto la colpa di aver dissentito dalla linea ufficiale del partito, che invitava i cittadini a votare il “No” agli Ogm. Una violazione palese del Codice di Comportamento del M5S.

Il capogruppo alla Camera ha già fatto sapere che Bonfanti dovrà cambiare posizione nell'emiciclo. Da domani siederà da solo, in basso a destra. Siamo sicuri che pure alla buvette a 5 Stelle avrà difficoltà a dividere il pasto con qualcuno. E c'è da scommettere che gli verrà servita solo l'insalata Ogm. In fondo era di questo che si parlava, no?