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Niente lavoro per Giada, i medici devono certificare se è ancora Down

LʼUsl di Treviso deve sottoporre la ragazza ad un ulteriore esame. Un paradosso burocratico, visto che il suo handicap è irreversibile

Giada Gennaro, 20enne down
dal-web

Affetta dalla sindrome di Down fin dalla nascita, Giada Gennaro ha sempre lottato per raggiungere i suoi obiettivi. A giugno si è diplomata all'Alberghiero con il massimo dei voti e ora il suo sogno è quello di entrare nel mondo del lavoro. Ma Giada non può trovare un impiego perché la commissione medica dell'Usl di Treviso deve verificare se ha ancora la sindrome di Down. Un paradosso burocratico, visto che la trisomia 21 è irreversibile.

Subito dopo aver conseguito la maturità, Giada si è iscritta al servizio di Integrazione lavorativa della sua città, Monigo (Treviso). Ma, una volta convocata per il colloquio con la commissione medica che deve assegnare il percorso più adatto a lei, è arrivata la doccia fredda. Per lei niente colloqui e niente lavoro, perché quando è diventata maggiorenne non si è sottoposta alla visita medica per dimostrare che è ancora down.

"Quando Giada era piccola ogni anno ci siamo recati alle visite di revisione sulla sua sindrome - racconta mamma Lorena a Libero - poi, nel 2012, abbiamo ottenuto la pensione di accompagnamento e ci hanno fatto sapere che non ci sarebbe più stato bisogno di revisioni". "Venti minuti prima del colloquio con la commissione medica ci è stato comunicato che il percorso di inserimento lavorativo non poteva proseguire", afferma la donna, per la mancanza di quell'ulteriore esame medico che la figlia avrebbe dovuto fare al 18esimo anno di età ma di cui - "forse per un errore" - non era stata informata.

Giada, ovviamente, ha ancora la sindrome di Down ma, beffa nella beffa, dovrà aspettare parecchi mesi affinché quella stessa commissione di medici che non l'ha esaminata per il lavoro la sottoponga a una visita per certificare il suo handicap. "Ci vorranno almeno 8 mesi - dice la madre della ragazza - e sono troppi. I ragazzi come Giada hanno bisogno di stare in attività, di sentirsi motivati per non regredire. Siamo stanchi: perché per questi ragazzi c'è sempre qualche ostacolo?".