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Schettino si commuove ricordando le vittime: "Era salire sulla scialuppa o morire"

Lʼex comandante interrogato al processo di Grosseto: "Pronto a prendermi la mia parte di responsabilità"

francesco schettino concordia costa processo grosseto
-afp

"In quel momento tra morire, tuffarsi, cadere, sono andato sulla scialuppa": così Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia, ha ricordato i momenti del naufragio, commovendosi al ricordo delle vittime, poiché "purtroppo ci furono persone rimaste incastrate tra i terrazzini. Sono momenti indimenticati". Schettino, interrogato al processo di Grosseto, spiega quindi che "c'era tensione anche perché era difficile sganciare la scialuppa".

Schettino si commuove ricordando le vittime: "Era salire sulla scialuppa o morire"

"Sono pronto ad avere la mia quota di responsabilità", ha affermato in un passaggio del suo interrogatorio quando ha parlato delle operazioni di ammaino ed evacuazione della nave. Tuttavia il "successo dell'operazione dipendeva anche dagli uomini nei posti-chiave", ha aggiunto. "Servì avere coraggio a stare sotto la Costa Concordia che stava ribaltando", "tranne le scialuppe e l'equipaggio della Concordia, nel mare del Giglio non ho visto altre scialuppe, imbarcazioni che fossero venute sotto la nave che stava abbattendo", ha poi ricordato l'ex comandante al momento di parlare delle fasi dell'abbandono della nave mentre la Concordia si ribaltava davanti al porto del Giglio dove si era fermata.

Schettino ha anche spiegato che "non essendoci nessuno, tutti erano andati via, chiamai la capitaneria di Porto S.Stefano per dire che la nave si era abbattuta, e che, se c'è gente in acqua, venite a perlustrare la zona tra terra e nave. E' l'unica cosa che potevo fare in quel momento" considerando che "ovviamente la nave in quella posizione, coricata su un fianco, ci mette del tempo per affondare".

Schettino torna ad accusare gli ufficiali -
"Una cosa è discostarsi dalla rotta a 0,5 miglia dall'isola, una cosa è credere di volare sulla montagna" del Giglio e di "essere sull'aereo Concorde, anziché sulla Concordia". Così Schettino, messo sotto pressione dalle domande del pm Stefano Pizza in controesame, ha accusato ancora gli ufficiali in plancia di comando che non lo avvisarono che la nave era fuori rotta. "E' grave che non abbiano capito che il promontorio non è di gomma", ha aggiunto. "Gli ufficiali" in plancia di comando "preferirono il morire al parlare", "se hanno soggezione psicologica" nei confronti del comandante "facciano altri lavori": "un ufficiale ha l'obbligo giuridico di manifestare un pericolo immediato, altrimenti tacere significa cagionarlo".

Il pm allora ha controbattuto domandando: "Allora secondo lei gli ufficiali hanno mentito quando dissero che si poteva dare prima l'allarme generale?". "Gli ufficiali vennero in aula" al processo "accompagnati da Costa Crociere, non mi faccia andare oltre...", ha risposto l'ex comandante, parlando delle testimonianze degli ufficiali che in sostanza lo avevano accusato di aver tardato lui il segnale di emergenza generale.

"Incantesimo rotto quando vidi schiuma" -
"Il mio incantesimo si è rotto quando ebbi la visione della schiuma" presso gli scogli de Le Scole al Giglio e "ho tentato la manovra in emergenza", ha raccontato, rispondendo al pm che lo criticava chiedendogli perché non si fosse preoccupato di informarsi sulla rotta tenuta dalla nave mentre lui non era in plancia. Schettino ha accusato anche oggi gli ufficiali di guardia e il pm gli ha anche detto: "Lei doveva togliere i suoi ufficiali dall'equivoco", "se c'era questo incantesimo per cui loro stavano muti e anche lei era muto".

"L'imprudenza fu aver deviato dalla rotta consueta", tuttavia "la rotta tracciata a 0,5 miglia dalla costa" dell'Isola del Giglio "era in sicurezza e la si poteva affrontare", ha ribadito.