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Tifoso ucciso: libero il capo ultras, attesa la decisione del gip sugli altri due accusati

Marco Piovella, indicato da uno degli arrestati come organizzatore dellʼassalto ai supporter napoletani, si è presentato sabato spontaneamente in Questura

Tifoso ucciso: libero il capo ultras, attesa la decisione del gip sugli altri due accusati - foto 1
Tgcom24

In giornata il gip di Milano deciderà se mantenere in carcere due degli accusati per l'attacco ai tifosi napoletani all'esterno di San Siro, costato la vita al 38enne Daniele Belardinelli.

Resta libero invece il capo ultras interista Marco Piovella, indicato da uno degli arrestati come l'organizzatore dell'assalto e presentatosi sabato spontaneamente in Questura.

L'inchiesta sugli scontri tra interisti e napoletani del 26 dicembre, in cui è morto il tifoso del Varese, è un susseguirsi di colpi di scena ed è destinata a riservarne molti altri, anche quando sarà trovato il conducente di quel mezzo che, nel mezzo degli incidenti, ha travolto Belardinelli, uccidendolo.

Sabato nel carcere di San Vittore il più giovane dei tre ultras interisti, Luca Da Ros, è crollato e ha fatto il nome di Piovella, già assolto quasi dieci anni fa per il derby in cui rimase tramortito l'allora portiere del Milan Dida e leader di uno dei settori della Curva interista. Quando Da Ros ha fatto il nome del capo, il suo avvocato, Mirko Perlino, che già aveva difeso Piovella in passato, ha dovuto rinunciare al mandato e, con il capo ultras, è andato in Questura per raccontare la sua versione: "Il mio assistito ha ammesso di aver preso parte agli scontri, ma ha declinato responsabilità sull'organizzazione".

Risultato: Piovella ha potuto lasciare gli uffici di via Fatebenefratelli libero, evitando conseguenze peggiori dell'inevitabile iscrizione nel registro degli indagati. Francesco Baj e Simone Tira, entrambi di 31 anni, hanno invece preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, ma hanno fatto dichiarazioni spontanee. "C'eravamo, ma nessun contatto con i napoletani".

Dalle indagini emerge un quadro quasi militare del "combattimento" (parole dei pm) tra interisti e napoletani. Bastoni, mazze, spranghe, tutto l'arsenale utilizzato dagli ultras dell'Inter, ma anche di Varese e Nizza, si trovavano già sul posto quando gli oltre cento assalitori sono arrivati al punto in cui era stato deciso l'agguato.

La decisione dei gip di Milano Guido Salvini se mantenere in carcere i tre, come chiesto dai pm Maria Letizia Mannella, Michela Benedetta Bordieri e Rosaria Stagnaro, è prevista in giornata. L'avvocato Alberto Tucci, nuovo difensore di Da Ros, confida almeno nella concessione dei domiciliari. Si è trattato di un piano con ruoli ben definiti, con tanto di autisti che, nei pressi di un pub, avrebbero fatto salire quattro ultras a bordo di ogni auto (altri sarebbero arrivati a piedi) per giungere sul posto dell'assalto.