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Loris, gip: "Madre d'indole malvagia"

Il gip di Ragusa sottolinea la "cinica condotta tenuta" da Veronica Panarello con "unʼazione efferata, rivelatrice di unʼindole malvagia e prima del più elementare senso dʼumana pietà". Per il giudice cʼè ancora un reale pericolo di fuga

Veronica Panarello andrea loris stival
ansa

Per il gip di Ragusa Veronica Panarello ha avuto una "cinica condotta", con "l'evidente volontà di volere infliggere alla vittima sofferenze", con "un'azione efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e priva del più elementare senso d'umana pietà". E' quanto scrive il giudice nell'ordinanza di convalida di custodia cautelare della donna accusata della morte del figlio Loris, misura giustificata per un "fondato pericolo di fuga", scrive ancora il gip.

Loris, gip: "Madre dʼindole malvagia"

"Mamma incapace di controllare impulsi omicidi" - Dai comportamenti di Veronica Panarello si desume che ha "un'indole violenta, incapace di controllare gli impulsi omicidi", scrive ancora il gip. Secondo il giudice, oltre al pericolo di fuga c'è anche quello che possa "commettere gravi delitti della stessa specie per cui si procede". Tra l'altro, annota il gip, la donna ha "senz'altro mentito sulle fondamentali circostanze di avere accompagnato il figlio Loris a scuola".

"Ha avuto tempo e occasione per uccidere Loris" - La donna ha "avuto il tempo e l'occasione per uccidere il figlio strangolandolo", presumibilmente, con una fascetta stringicavo in plastica della "quale aveva disponibilità", spiega il gip. Poi, ha "avuto tempo e occasione per gettare il corpo esamine del piccolo Loris nel canale di scolo dove è stato trovato" nel pomeriggio del 29 novembre.

"Quadro indiziario di rilevante gravità" - "Dalla ricostruzione dei fatti" emerge un "quadro indiziario di rilevante gravità per l'omicidio del figlio Loris". Secondo il giudice, "la mancanza di elementi per comprendere il movente del gravissimo gesto non assume rilevanza".

"Pericolo fuga" - L'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare è giustificata con un "fondato pericolo di fuga" della donna, scrive il gip sottolineando "l'estrema gravità del reato".

"Mente ostinatamente" - Veronica Panarello la mattina del 29 novembre secondo l'ordinanza del gip "non è andata verso la scuola di Loris, come si evince chiaramente dalle immagini". Ma sulla circostanza ha "ripetutamente mentito ostinandosi" a dire il falso perché il suo racconto è "incompatibile con quanto ripreso dalle telecamere". Secondo il giudice la ricostruzione della Procura, basata sulle indagini di carabinieri e polizia, "non è inficiata dalle dichiarazioni del vigile urbano" in servizio davanti alla scuola, che ha precisato di "non potere dichiarare con assoluta certezza di avere visto transitare l'autovettura della Panarello proprio quella mattina piuttosto che nei giorni precedenti". E per il gip, vista "l'incompatibilità" tra le sue affermazioni e i "dati oggettivi delle immagini riprese dalle videocamere, non si possono ritenere attendibili le sue dichiarazioni".

"E' andata al mulino" - "Dopo la valutazione degli elementi di prova - scrive il gip - si può affermare" che la donna "è passata dal luogo dove è stato trovato il corpo del piccolo per due volte, alle 8.33 e alle 9.25, rimanendo circa sei minuti in quella zona nella seconda occasione". E "l'orario del secondo passaggio dell'auto nella strada del Mulino Vecchio è compatibile con l'ora della morte del bambino, stimata dal medico legale tra le 9 e le 10". Il giudice sottolinea che Veronica Panarello ha "negato decisamente di essersi mai recata sul luogo dove è stato trovato il corpo di Loris", sostenendo di non conoscerlo. Circostanza, rileva, "non corrispondente al vero e smentita da un'intercettazione tra la madre dell'indagata, Angela Anguzza, e sua sorella Antonella Panarello, da cui risulta, invece, che la donna andava sempre a prendere l'acqua con la mamma da una fontana che dista dal posto circa 50 metri".

Ha negato i tentativi di suicidio - La donna, sottolinea poi il gip, ha tentato per due volte di togliersi la vita, nel 2003 bevendo candeggina e nel 2004 cercando di impiccarsi con un tubo di irrigazione nero legato a una trave. Una "personalità molto problematica dal punto psicologico", spiega il magistrati, spiegando poi come Veronica Panarello, sebbene i tentativi di suicidio risultino in due verbali dei carabinieri, abbia negato l'accaduto sia alla Procura sia al gip sostenendo che era "una storia inventata dalla madre e raccontata" ai militari intervenuti sul posto.