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Proteste per la casa ai rom, il Papa: "Soffro, questa non è civiltà"

Il Santo Padre ha incontrato in Vaticano 500 nomadi dopo le tensioni a Casal Bruciato: "La strada è quella della fratellanza"

Proteste per la casa ai rom, il Papa:
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Incontrando in Vaticano 500 tra rom e sinti, il Papa ha espresso la sua "sofferenza" per le violente manifestazioni contro l'assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia di nomadi a Roma, nel quartiere di Casal Bruciato.

"Prego per voi - ha detto -, vi sono vicino, e quando leggo sul giornale una cosa brutta, vi dico la verità, soffro". Poi, in relazione alle contestazioni, ha commentato: "Questa non è civiltà, l'amore è civiltà".

"Le cose che ho sentito, tante, mi hanno toccato il cuore", ha detto il Pontefice dopo le testimonianze di un prete rom e di tre mamme.

"Dicevo a questa mamma che ha parlato che mi ha toccato il cuore quando mi ha detto che lei leggeva la speranza negli occhi dei figli, ne ha quattro mi diceva. La speranza può deludere se non è vera speranza, ma quando la speranza è concreta, come in questo caso, negli occhi di figli, mai delude. Quando la speranza è concreta, in Dio vero, mai delude. Le mamme lottano tutti i giorni per la concretezza, non per le cose astratte: dar da mangiare un figlio, andare avanti tutti i giorni, sono cose concrete. E le mamme anche sono speranza. Una donna che porta un figlio al mondo è speranza: lei semina speranza, è capace di fare strada, di creare orizzonti, di dare speranza".

"In ambedue le testimonianze - ha proseguito Francesco - c'era sempre dolore. L'amaro della separazione, quello che si sente nella pelle, non nelle orecchie. Ti fanno da parte, 'sì, tu passi ma lì, non toccarmi'. A te in seminario (rivolto al prete rom, ndr) ti domandavano se chiedevi l'elemosina, se andavi a Termini. La società vive delle favole, delle cose, 'no Padre, quella gente è peccatrice'. E tu non sei peccatore? Tutti lo siamo, tutti, tutti facciamo sbagli nella vita. Ma io non posso lavarmene le mani guardando finti o veri peccati altrui: io devo guardare i miei peccati, e se l'altro è il peccato o fa una strada sbagliata, devo avvicinarmi e dare la mano per aiutare a uscire".

"Una cosa che mi fa arrabbiare - ha detto ancora - è che ci siamo abituati a parlare della gente con gli aggettivi. Non diciamo questa è una persona, questa è una mamma, un giovane prete, no, 'questo è così', mettiamo l'aggettivo. E questo distrugge, perché non lascia che sia una persona. Tutti sono persone. Non possiamo dire sono brutti, sono buoni, ecc. L'aggettivo è una delle cose che creano distanza tra la mente e il cuore. E' questo il problema di oggi. Se voi mi dite che è un problema politico, è un problema sociale, culturale, di lingua, sono cose secondarie: il problema è di distanza tra la mente e il cuore".

"E' un problema di distanza - ha insistito il Papa -. E' vero, ci sono cittadini di seconda classe, ma i veri cittadini di seconda classe sono quelli che scartano la gente, perché non sanno abbracciare, sempre con gli aggettivi in bocca, e scartano, vivono scartando, con la scopa in mano buttano fuori gli altri. Invece la vera strada è quella della fratellanza, con la porta aperta. E tutti dobbiamo collaborare".

"Tutti abbiamo un pericolo - ha quindi avvertito -: lasciar crescere il rancore. E' umano, ma per favore, il cuore più largo ancora, niente rancore, andare avanti con la dignità della famiglia, del lavoro di guadagnarsi il pane ogni giorno, la dignità della preghiera, sempre guardando avanti, quando viene rancore lasciare perdere". "Il rancore ammala tutto, ammala la famiglia. Ti porta alla vendetta, ma la vendetta io credo che non l'avete inventata voi. In Italia ci sono organizzazioni che sono maestre di vendetta, voi mi capite bene", ha osservato, precisando: "Un gruppo di gente che è capace di creare la vendetta, di vivere l'omertà: questo è un gruppo di gente delinquente, non gente che vuole lavorare".

"Voi andate avanti con la dignità, il lavoro - ha esortato Francesco - e quando si vedono le difficoltà guardate su e vedete che li' ci stanno guardando e c'è uno che ci vuole bene. Uno che ha dovuto vivere al margine da bambino, come profugo, uno che ha sofferto per te sulla croce e uno che va cercando te per consolarti e animarti e andare avanti. Per questo vi dico: niente distanza, a voi, a tutti, la mente col cuore, niente aggettivi, no, tutta 'gente', ognuno meriterà il proprio aggettivo, ma niente aggettivi generali, secondo la vita che porta. Abbiamo sentito un bell'aggettivo, 'mamma' è una cosa bella".

"Prego per voi, vi sono vicino, e quando leggo sul giornale una cosa brutta, vi dico la verità, soffro - ha concluso il Papa -. Oggi ho letto una cosa brutta sul giornale: questa non è civiltà, l'amore è la civiltà. Poi avanti con l'amore. Il Signore vi benedica e pregate per me".

Famiglia nomade: "Pregheremo insieme al Papa" - "Oggi incontriamo il Papa. Lo ringraziamo per l'invito e per aver mandato nella nostra casa il vescovo ausiliare". Lo ha detto Imer, conosciuto come Imco, capo famiglia del nucleo di 14 nomadi al centro di accese proteste a Casal Bruciato perché assegnatari di una casa popolare. "Non so cosa gli diremo, pregheremo insieme. Per me siamo tutti uguali".