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Morte Matilda, assolto in appello Cangialosi: non uccise la figlia della compagna

Lo ha deciso la Corte dʼassise dʼAppello di Torino. Dopo 13 anni ancora non si conosce la verità su come morì la piccola

Morte Matilda, assolto in appello Cangialosi: non uccise la figlia della compagna - foto 1
lapresse

Assolto in appello Antonio Cangialosi, l'uomo accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di Matilda Borin, la bambina di 23 mesi morta nel luglio 2005 per una lesione alla schiena, forse provocata da un calcio, mentre si trovava con la madre Elena Romani e Cangialosi, allora fidanzato della donna.

Per il decesso della piccola era stata processata e assolta anche la mamma.

La decisione della Corte d'Assise d'Appello di Torino arriva dopo che la Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dalla madre, aveva annullato il non luogo a procedere nei confronti dell'uomo deciso dal gip.

Dopo 13 anni la morte di Matilda resta un mistero - La piccola Matilda morì il 2 luglio 2005, in circostanze poco chiare: l'autopsia rivelò che la bimba era morta a causa di lesioni (al fegato a un rene e ad una costola) compatibili con il tentativo di un adulto di bloccare i movimenti della bambina, attraverso una forte pressione esercitata sulla schiena,con una mano o con un piede. Elena Romani aveva raccontato di aver preso la bambina dal letto, perché aveva vomitato, e di averla data in braccio al fidanzato Antonio Cangialosi, per andare a stendere sul balcone le federe sporche di vomito. Al suo rientro la bambina era esanime.

Sia Elena Romani sia Antonio Cangialosi sono finiti a più riprese nel mirino degli inquirenti, ma a distanza di 13 anni ancora non esiste una verità su come morì la piccola Matilda.