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Lamezia Terme, segregata e violentata per dieci anni: “Il mio capo mi spaccò la testa col martello"

A “Pomeriggio Cinque”, l'intervista esclusiva a Mariana, che ora vive in una casa famiglia con i suoi figli, nati dalle violenze sessuali

Lamezia Terme, segregata e violentata per dieci anni: “Il mio capo mi spaccò la testa col martello
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Dieci anni di segregazione, alcuni di questi in un appartamento con finestre e porte sigillate, altri in un tugurio buio e sporco in campagna a Lamezia Terme. Violentata, picchiata e costretta a crescere i due figli nati dopo gli abusi sessuali. È la terribile storia di Mariana, di origini rumene, che è stata liberata un anno fa dai Carabinieri.

La donna ora vive con i suoi figli di 10 e 4 anni in una casa famiglia, ma il lungo periodo accanto al suo aguzzino - che inizialmente era il suo datore di lavoro - sono è stato un vero e proprio inferno, come lei stessa racconta in esclusiva a “Pomeriggio Cinque”. “Più di una volta mi ha spaccato la testa, una volta con il martello, una volta con un palo di legno, e mi ha ricucita con ago e filo da pesca”, racconta Mariana con freddezza.

La donna di appena 30 anni spiega i dettagli della sua prigionia, delle due gravidanze e dei due parti portati avanti in uno scantinato. “Avevo provato a scappare una volta, ma lui mi ha beccata e da allora mi ha sempre minacciata di morte. Quando andai a partorire mi disse che se avessi osato raccontare qualcosa alle infermiere mi avrebbe uccisa insieme al piccolo”.

La donna prosegue con la sua terribile storia di sofferenza: l'uomo, che ora è in carcere, aveva addestrato il primo dei suoi figli a picchiarla, a insultarla. “Lo aveva aizzato contro di me dicendogli che non gli volevo bene”. L'intervento dei Carabinieri, che si sono insospettiti quando hanno notato il bambino in condizioni drammatiche a spasso con il suo carceriere, è stato una liberazione.

Mariana piange quando racconta il momento in cui ha rivisto la luce: “Ho ancora paura. Quando ci hanno liberati faceva freddo. Ho avvolto la mia bambina in una coperta e siamo andati via. Ma la famiglia di lui ancora mi minaccia”. "Farò il mio dovere per far ottenere a questa persona il massimo della pena. Il processo inizia a gennaio", ha concluso l'avvocato che gratuitamente sta seguendo la storia di Mariana.