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Morte tifoso Belardinelli, parla Gennaro Montuori: "È una cosa che parte da lontano"

"Quarto Grado" intervista il capo storico ultrà Napoli sulla vicenda

Morte tifoso Belardinelli, parla Gennaro Montuori: "È una cosa che parte da lontano" - foto 1
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Continuano le indagini sulla morte di Daniele Belardinelli, l'ultrà del Varese, squadra gemellata con l'Inter, travolto da una o più auto durante gli scontri dello scorso 26 dicembre, prima della partita tra la squadra nerazzurra e il Napoli. L'autopsia si terrà dopo il 15 gennaio, sale intanto a più di ventirè il numero degli indagati.

"Quarto Grado" ha intervistato sulla vicenda il capo ultrà storico del Napoli, Gennaro Montuori, secondo il quale l'astio fra le due tifoserie parte da lontano ed è diventato ancora più forte dopo il gemellaggio con i milanisti. "Da anni gli interisti covano il desiderio di rifarsi di qualcosa che appartiene al passato. Non scordiamo quando al Meazza salirono dei capi tifosi esponendo uno striscione dove paragonarono i napoletani come gli ebrei, invitando a sterminarli tutti".

Sull'omicidio in sé, Montuori aggiunge: "Non credo che un essere umano possa fare una cosa del genere. Andare addosso a una persona ferita. Non è possibile, penso sia stato un gesto legato alla paura, alla volontà di scappare, anche perché non dimentichiamo che la scorta se n'era andata. Quello a mio avviso è stato lo sbaglio più grande, bisognava rinfozare a favore di entrambe le tifoserie: uno scontro è uno scontro, può succedere di tutto. Non credo che questo ragazzo abbia investito Belardinelli apposta, un agguato come quello avvenuto - di stampo quasi militare - farebbe paura a chiunque. Ognuno tentava di andarsene per salvarsi".