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Migranti, il piano di Minniti: Cie in ogni regione e più espulsioni

Il capo della Polizia Gabrielli chiede un "rastrellamento" nelle città per scovare gli irregolari. Obiettivo è almeno 10mila espulsioni allʼanno

Tolleranza zero ma allo stesso tempo una dichiarazione di politica migratoria fallimentare degli ultimi anni: è la sintesi della circolare di due pagine che il ministero dell'Interno ha inviato a tutte le prefetture.

E' il nuovo piano di controllo migranti che prevede un piano straordinario con l'apertura di un Cie in ogni regione, un controllo capillare di tutti i migranti arrivati in Italia ma soprattutto un raddoppio delle espulsioni.

Il nuovo ministro dell'Interno, Marco Minniti, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli, hanno chiamato a raccolta tutti i comandi dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Questure e Prefetture. Tutti sono coinvolti in questa nuova stagione cominciata con il ritorno in Italia del terrorista Anis Amri. I migranti irregolari "non più solo un problema di ordine pubblico, ma una questione su cui si gioca la tenuta del tessuto democratico del Paese" ha detto il ministro Minniti giovedì scorso durante il Comitato per l'Ordine e la sicurezza provinciale di Milano.

Raddoppiare le espulsioni - La circolare del capo della Polizia Franco Gabrielli fa capire che è cambiata la marcia nella questione migranti. Il piano prevede l'apertura di un centro di identificazione e di espulsione (Cie) in ogni regione. Ma soprattutto un censimento capillare dei migranti nelle città "attraverso una specifica attività di controllo delle diverse forze di polizia" scrive Gabrielli. "Sarà a tal proposito necessario, fornire loro indicazioni specifiche affinché, in caso di rintraccio di detti stranieri, assumano diretti contatti con gli Uffici immigrazione delle Questure territorialmente competenti, cui spetta l'avvio delle procedure di espulsione". L'idea è di aumentare il numero delle espulsioni dalle attuali 5mila unità a 10mila se non addirittura 20mila.

Il problema dei richiedenti asilo - Poi ci si scontra con la realtà. Innanzitutto la difficoltà di rispedire ai Paesi d'origine le persone arrivate via mare. Con molti Paesi africani non ci sono accordi bilaterali e anche con quelli in cui l'intesa c'è, vedi Egitto, Tunisia o Nigeria, c'è il problema dei costi che sono a carico dell'Italia. Infine ci sono i richiedenti asilo per ragioni umanitarie, quelli che non possono essere espulsi perché rischiano la vita. "E' triste dirlo - dice al quotidiano Repubblica una fonte ministeriale della nostra Immigrazione - ma quando si va a vedere che il 70-80 per cento di chi chiede asilo per ragioni umanitarie si dichiara omosessuale perseguitato nei Paesi di provenienza, è evidente che qualcosa non funziona".

Bloccare i flussi all'origine - Minniti porterà il suo piano in Parlamento e poi inizierà il tour dei Paesi africani coi quali bisognerà raggiungere accordi sui rimpatri. Certamente il pugno sembra essersi indurito rispetto al problema immigrazione (nel 2016 ci sono stati 500mila ingressi e la situazione del 2017 sembra essere peggiore), ma senza le intese coi Paesi dai quali i migranti partono nessun piano potrà mai essere risolutivo.