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Caso Yara, Bossetti: io innocente, voglio un processo giusto

Parla dal carcere il carpentiere accusato di aver uccuso la 13enne. "Non sono il killer, lo dimostrerò in aula"

massimo bossetti yara
ansa

Dopo 200 giorni in carcere, Massimo Bossetti, accusato di avere seviziato e ucciso la tredicenne Yara Gambirasio, parla e si proclama ancora una volta innocente. "Dal 16 giugno le hanno provate tutte per farmi confessare. Speravano che prima o poi sarei crollato. Ma non confesso un delitto che non ho commesso. Il killer di Yara non sono io, lo dimostrerò in aula, voglio un processo giusto", dice a Repubblica attraverso il suo avvocato.

Tramite Claudio Salvagni, suo legale, Bossetti afferma: "Sono stato dipinto come un mostro, accusato di un reato orribile. Ma io con la morte di quella povera ragazzina non c'entro niente. In carcere le rivolgo ogni giorno un pensiero. Spero che al processo venga fuori la verità".

"Hanno fatto indagini in un'unica direzione, è come se l'opinione pubblica, i media, mi avessero già condannato. Ancora prima del processo. Invece sono pronto a dimostrare la mia innocenza: e lo farò in aula. Non sono io il killer di Yara". "Voglio però un processo equo - prosegue - anche nei tempi".

Sulla prova considerata schiacciante dagli inquirenti, cioè la presenza del suo Dna sugli indumenti di Yara, il carpentiere ribatte: "E' stato fatto un errore, io non ho mai conosciuto Yara. Per questo chiederemo con il mio avvocato la ripetizione del test". "Io soffro di epistassi - prosegue, e un po' di sangue potrebbe essere finito sugli attrezzi da lavoro che uso in cantiere, attrezzi usati dal vero assassino. Io, pur senza accusare nessuno, ho offerto spunti, piste alternative, ma non mi hanno creduto".

E, sulla presenza del suo furgone vicino alla palestra frequentata dalla ragazzina, Bossetti replica: "Quelle immagini non provano niente, ci sono passato spesso davanti per lavoro. Ho raccontato tutto della mia vita, anche i particolari più intimi e privati'', prosegue. ''Hanno rivoltato la mia vita e non hanno trovato niente. Come non hanno trovato nessuna traccia riconducibile a Yara sul mio furgone e sulla mia auto. E nemmeno su tutto quello che hanno sequestrato con le perquisizioni in casa. Non avevo e non ho segreti, altrimenti credo sarebbero emersi''. Sono pronto a dire tutto ai giudici, al processo. Sono pronto a difendermi - conclude Bossetti - a patto che il processo sia giusto".