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Yara, la perizia: Bossetti non era al lavoro il pomeriggio della scomparsa

I tracciati del suo telefono cellulare e i colleghi confermano: al cantiere non si è visto. Il suo legale: "Eʼ la conferma che ha raccontato la verità"

massimo bossetti yara
ansa

Il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti non era al lavoro al cantiere di Palazzago. Lo ha stabilito la perizia sui suoi spostamenti, realizzata acquisendo i tracciati del telefono cellulare. E lo confermano anche le testimonianze dei suoi colleghi. "Se confermata, la perizia conferma la versione raccontata dal nostro assistito ai magistrati", spiega Claudio Salvagni, uno dei difensori del presunto killer.

"Quel giorno sono andato al lavoro di mattina. Poi ho fatto controllare il furgone da un meccanico, sono stato da un falegname, dal commercialista e infine sono tornato a casa passando dalla zona del centro sportivo", avrebbe detto Bossetti al gip Ezia Maccora.

Ma dai filmati delle videocamere di sorveglianza emergerebbe una realtà diversa: è vero, al cantiere, quel pomeriggio, Bossetti non è andato. Ma, al volante del suo furgone reso riconoscibile da un catarifrangente non di serie, non è semplicemente "passato" per l'area del centro sportivo tornando a casa, come ha raccontato al magistrato. Dai filmati registrati dalle videocamere di sorveglianza, infatti, emerge che l'uomo, già in zona alle 17,45 come attestato dal suo telefonino, si trovava ancora lì intorno alle 18.30 quando la telecamera di videosorveglianza di una società privata che ha sede accanto al centro sportivo lo riprende.

Il legale: "Ha detto la verità" - "Se davvero i tabulati dovessero dimostrare che Bossetti, quel pomeriggio, non era al cantiere, dove era stato in mattinata, ma altrove - commenta Salvagni, che è ancora in attesa delle analisi sui tabulati - il suo racconto sarebbe ancor più confermato".