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Roma, il Comune non sarà scioltoMafia Capitale, "rimossi i funzionari"

Lʼipotesi nata dopo una riunione fiume in prefettura. Interventi mirati per contrastare la corruzione. Le conclusioni arrivate al Viminale. Alfano: "Valuterò"

aula giulio cesare campidoglio
ansa

Il Comune di Roma non sarà commissariato per le vicende di "Mafia Capitale". E' l'ipotesi nata dopo la riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza in prefettura, un passaggio previsto dalla legge prima dell'invio delle conclusioni del prefetto Gabrielli al Viminale. Si interverrà con la rimozione di singoli funzionari o con lo scioglimento di uno o più Municipi inquinati da corruzione. Alfano: "Relazione sul mio tavolo, valuterò".

In sostanza la soluzione potrebbe essere quella di intervenire con provvedimenti ad hoc su Municipi, dipartimenti e funzionari infiltrati e asserviti alla banda, senza toccare l'intero Comune.

"Nel corso della seduta - si legge nel comunicato diffuso dopo l'incontro -, il prefetto di Roma ha illustrato le conclusioni espresse dalla Commissione di accesso nella relazione depositata il 15 giugno scorso ed ha svolto le proprie considerazioni. Sulla base del complesso degli elementi esposti e dell'ulteriore disamina svolta, il Comitato ha espresso le proprie valutazioni". Gabrielli ha già avuto un primo contatto con il ministro dell'Interno Angelino Alfano, con il quale si risentirà nei prossimi giorni.

Quel che è certo è che la relazione dei tre ispettori prefettizi portata da Gabrielli al tavolo del Comitato contiene pagine molto dure nei confronti dell'amministrazione capitolina, dove Mafia Capitale - come anticipato da alcuni giornali - avrebbe determinato "un'alterazione del procedimento di formazione degli organi elettivi e amministrativi".

Lo stesso Gabrielli parlando con i giornalisti nei giorni scorsi aveva sottolineato che nella relazione "c'è tanta di quella roba che basterebbe e avanzerebbe per evidenziare il degrado di molti costumi". L'alterazione documentata dagli ispettori avrebbe compromesso "il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione".

L'organizzazione di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi ha in sostanza "condizionato pesantemente il contesto politico e amministrativo romano, determinando la nomina di 'personaggi graditi' in posizioni strategiche". Ed ha "realizzato una sistematica infiltrazione del tessuto imprenditoriale e delle istituzioni locali attraverso un diffuso sistema corruttivo".

Lo scioglimento del Comune di Roma non ha convinto il prefetto, ma anche lo stesso procuratore capo Giuseppe Pignatone. Il quale in Commissione Antimafia giorni fa ha dichiarato che il rapporto tra Mafia Capitale e il Campidoglio "è stato diverso con le due giunte capitoline", non riuscendo l'organizzazione a raggiungere i livelli più alti del Comune con l'amministrazione di Ignazio Marino. Una discontinuità che ha avuto dunque i suoi effetti, ma che non avrebbe scardinato del tutto i meccanismi corruttivi che hanno permesso a Carminati e Buzzi di mettere le mani sul Palazzo Senatorio.

Per portare a termine l'opera potrebbe essere utile intervenire con misure più specifiche e che vadano a colpire quelle situazione di vertice amministrativo dove sono stati commessi gli illeciti, piuttosto che sciogliere il Campidoglio.