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Antinori, malore per il medico ai domiciliari: breve ricovero

Prima di uscire, dopo poche ore in osservazione, il ginecologo ha detto: "Mi sento come Tortora. Queste accuse sono fuori dal mondo e mi stanno distruggendo"

Ha avuto un malore ed è stato subito portato in ospedale il ginecologo Severino Antinori.

Il medico era stato posto agli arresti domiciliari in seguito all'accusa di rapina aggravata e lesioni personali contro una donna spagnola di 24 anni, a cui avrebbe prelevato a forza alcuni ovuli nella sua clinica milanese. Il noto professionista, dopo essere rimasto alcune ore in osservazione, è rientrato nella sua abitazione.

"Mi sento come Tortora" - Mentre era in ospedale, il medico ha risposto al telefono per dire che "queste accuse sono fuori dal mondo, mi stanno uccidendo. Mi sento come Enzo Tortora". E ha poi dichiarato: "Lo foglio dire forte: io sono per l'Itala pulita". Il ginecologo ha poi detto di sentirsi un po' meglio per poi tornare a sottolineare che "certe accuse mi uccidono".

La Procura di Milano al ginecologo ha contestato, per la vicenda dell'infermiera spagnola, anche il sequestro di persona. Il gip ha però disposto per lui i domiciliari per rapina: reato che riguarda infatti sia gli ovuli, sia il telefono cellulare che sarebbe stato sottratto alla donna, che aveva dovuto fare ricorso a un telefono fisso della clinica per avvertire le forze dell'ordine e chiedere il loro intervento.

La difesa: "Dopo l'intervento lei chiese l'assunzione" - Sul caso è intervenuto anche l'avvocato Tommaso Pietrocarlo, difensore di Antinori, per dire che l'8 aprile, tre giorni dopo l'intervento che avrebbe subito affinché gli ovuli fossero impiantati ad altra paziente, la donna che ha dato il via all'inchiesta inviò una lettera per il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato da infermiera e il risarcimento per il danno subito, riservandosi contrariamente iniziative legali. Il legale ha dichiarato questo episodio "un'anomalia".

"L'11 marzo firmò per l'ovodonazione" - I difensori del ginecologo, oltre a Pietrocarlo anche Carlo Taormina e Claudio Romano, hanno anche detto che "l'11 marzo la signora spagnola ha sottoscritto il modulo di adesione al programma di ovodonazione, confermata anche il 14 marzo successivo". Nel comunicato, pur sottolineando il rispetto per il lavoro degli inquirenti, i tre avvocati sottolineano che il 14 marzo la giovane fu "visitata da una psicologa sempre al fine della adesione al programma di ovodonazione". "La cosa sconcertante - prosegue la nota - è che in data 8 aprile questa donna ha rivendicato, tramite i suoi legali, un rapporto di lavoro subordinato con la clinica Matris, chiedendo la reintegra sul posto di lavoro pur, ovviamente, non essendo mai stata una dipendente".