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Roma, sequestrato il "Salaria Sport Village"

Il centro, di proprietà di Diego Anemone, vale circa 200 milioni di euro. Il provvedimento rientra nellʼambito delle indagini sugli appalti dei Grandi Eventi

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Gli uomini del Comando Provinciale della guardia di finanza di Roma hanno messo sotto sequestro il centro sportivo "Salaria Sport Village", di proprietà dell'imprenditore Diego Anemone. Il valore complessivo del centro è di circa 200 milioni di euro.

Roma, sequestrato il "Salaria Sport Village"

Il sequestro del "Salaria Sport Village", e delle nove società che lo gestiscono, è stato disposto dalla procura di Roma nell'ambito delle indagini sugli appalti dei Grandi Eventi. L'inchiesta, nella quale fu coinvolto anche Angelo Balducci, aveva già portato nel 2012 al sequestro delle proprietà di Diego Anemone per oltre 32 milioni. "Abbiamo preso atto del sequestro. Non sono stati apposti i sigilli pertanto l'attività del Salaria non ha subito alcuna interruzione e proseguirà regolarmente, secondo la normale programmazione sportiva e sociale". E' quanto afferma l'amministratore unico del Salaria Sport Village, Stefano Morandi.

Alcune strutture del centro erano già state poste sotto sequestro, e successivamente dissequestrate, nel'ambito dell'inchiesta sulle piscine dei Mondiali di nuoto. I sigilli riguardarono due palazzine, la piscina olimpionica, la foresteria e scattarono nel maggio 2009 in prossimità della kermesse perché secondo il gip di Roma le costruzioni erano state fatte senza i necessari permessi ed il provvedimento del commissario straordinario della rassegna iridata non si poteva considerare equivalente ad una delibera pubblica amministrazione. Per i Mondiali fu concessa la "facoltà d'uso per motivi di pubblica utilità". Il dissequestro del Tribunale del Riesame arrivò nel 2012.

Il grande centro sportivo romano, uno dei più grandi e lussuosi della Capitale, fu anche al centro di un piccolo sex gate sempre smentito dal diretto interessato anche davanti al gip: Guido Bertolaso, allora Capo della Protezione Civile, e implicato nel processo Grandi Eventi, che spiegò di non avere "mai usufruito di prestazioni sessuali in cambio di altro ma solo di massaggi". Per l'accusa le prestazioni avvenivano nel centro sportivo anche la notte in cui a Roma il Tevere rischiava di esondare.