Coronavirus, Fondazione Gimbe: pochi tamponi soprattutto nelle Regioni più colpite
"Il trend dei tamponi diagnostici - si legge nel rapporto - è crollato in prossimità delle riaperture del 4 maggio e in vista delle riaperture del 3 giugno"
Nelle ultime due settimane è diminuito considerevolmente il numero dei tamponi effettuati dalle Regioni per il Covid-19. Lo segnala la Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale. "Esaminando il periodo dal 23 aprile al 10 giugno - si legge nel rapporto - il trend dei tamponi totali risulta in consistente calo nelle ultime 2 settimane (complessivamente -12,6%)". A ridurre marcatamente il numero di test soprattutto le Regioni più colpite.
Secondo quanto riportato dalla Fondazione, "il trend dei tamponi diagnostici è crollato del 20,7% in prossimità delle riaperture del 4 maggio, per poi risalire e precipitare nuovamente del 18,1% in vista delle riaperture del 3 giugno. Nell'ultima settimana si assiste a un lieve rialzo (+4,6%)".
Chi effettua più tamponi e chi ne effettua meno Nel periodo dal 4 al 10 giugno, scrive ancora la Fondazione, 12 Regioni e Province Autonome fanno registrare un incremento assoluto dei tamponi diagnostici, mentre nelle rimanenti 9 si attesta una ulteriore riduzione. In particolare Lombardia, Veneto e Campania hanno registrato ognuna un calo superiore ai duemila tamponi, mentre l'Emilia Romagna ha visto un balzo in avanti di oltre 5mila in più, con Friuli, Molise e provincia di Bolzano che hanno avuto aumenti superiori alle duemila unità.
"L'attività di testing - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione - finalizzata all'identificazione dei nuovi casi, alla tracciatura dei contatti e a loro isolamento continua a non essere una priorità per molte Regioni: purtroppo, nella gestione di questa fase dell'epidemia, in particolare dove la diffusione del virus non sembra dare tregua, la strategia delle 3T non è adeguata".
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