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Vigilante ucciso a Napoli nel 2018: per la Cassazione sentenza da rifare

 Francesco Della Corte fu aggredito allʼuscita della metropolitana di Piscinola. Lʼuomo morì 13 giorni dopo in ospedale

Processo da rifare per i tre ragazzi che il 16 marzo 2018 aggredirono e uccisero il vigilante Francesco Della Corte, all'uscita della metropolitana di Piscinola, a Napoli. L'uomo morì 13 giorni dopo in ospedale. La Corte di Cassazione ha infatti annullato la sentenza della Corte di Appello con la quale venivano condannati a 16 anni e sei mesi di reclusione i giovani che, all'epoca dei fatti, erano tutti minorenni.

"E' una tortura, stiamo cercando di riprenderci e adesso arriva questa decisione che potrebbe farci ricadere di nuovo. Ma affronteremo questa nuova sfida con ancora più forza", commenta Annamaria, moglie della vittima, che dopo un momento di sconforto torna ad essere combattiva.

 

Nelle parole di Giuseppe, uno dei due figli del vigilante ucciso, la delusione cede subito il passo alla rabbia: "E' stata concessa un'altra possibilità agli assassini di mio padre, mentre lui questa opportunità non l'ha avuta", dice affranto. La famiglia accolse con insoddisfazione la condanna a 16 anni e mezzo inflitta ai tre ragazzi prima dal Tribunale e poi dalla Corte di Appello di Napoli. Un sentimento che ora, alla luce di questo pronunciamento, si rinnova in Giuseppe: "Adesso la condanna potrebbe anche essere riconsiderata?", si chiede il giovane che poi subito aggiunge: "Ma la vita di mio padre non vale 16 anni e mezzo".

 

Giuseppe torna a parlare dei permessi concessi a uno dei tre giovani pochi mesi dopo l'omicidio: gli fu concesso, nell'ambito di un programma di recupero, di festeggiare il suo 18esimo compleanno e di fare un provino per una squadra di calcio. Una vicenda che finì sui social, con foto e video, creando non poche polemiche sull'opportunità di questa scelta.

 

"Dopo appena dieci mesi dall'omicidio di mio padre - aggiunge Giuseppe - è stata concessa anche la festa per i 18 anni a uno dei tre assassini di papà. Ancora non sappiamo il perché di queste concessioni. Dissero che i permessi erano stati concessi nell'ambito di un programma di recupero ma quale recupero si può avere a distanza di dieci mesi da un omicidio?".

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