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Suicida per video hard, condannata a pagare 20mila euro spese legali

Il legale della 31enne: "Eʼ una vittima dellʼuso distorto di internet". Secondo il giudice la vittima non aveva diritto allʼoblio perché "non è decorso un adeguato lasso di tempo"

Tiziana Cantone, la 31enne che si è suicidata dopo che alcuni suoi video hard erano finiti sul web, aveva ottenuto la cancellazione dei filmati dalla Rete.

Era però stata condannata a rimborsare le spese legali a 5 siti per, complessivamente, circa 20mila euro. Lo si legge nella decisione del giudice sul provvedimento di urgenza chiesto dalla donna per la rimozione dei video. Il legale della 31enne: "E' una vittima dell'utilizzo distorto di internet".

Il giudice: "Non c'era il diritto all'oblio" - Per il caso della morte di Tiziana Cantone non si può invocare il diritto all'oblio. E' quanto ha disposto il giudice del Tribunale di Napoli nord, Monica Marrazzo. "Nel caso di specie - ha scritto il magistrato - non si ritiene che rispetto al fatto pubblicato sia decorso quel notevole lasso di tempo che fa venir meno l'interesse della collettività".

Presupposto fondamentale per opporsi al trattamento dei dati personali adducendo il diritto all'oblio, ha spiegato il giudice, è che i suddetti dati siano "lontani" nel tempo (e dai quali l'interessato ha cercato di allontanarsi intraprendendo nuovi percorsi di vita personale e sociale). Un presupposto inapplicabile per il caso Cantone, poiché la diffusione telematica dei video hard rischia di pesare "come se fosse sempre attuali".

Per quanto riguarda la questione delle spese legali, la decisione è stata depositata l'8 agosto. Il giudice Monica Marrazzo aveva accolto parzialmente le richieste stabilendo che per alcuni motori di ricerca e altri siti, che avevano già provveduto alla rimozione delle immagini e dei commenti, l'azione era da respingere. La domanda, invece, era stata accolta nei confronti di Facebook e di altri soggetti ai quali veniva imposta l'immediata rimozione di ogni post o pubblicazione con commenti e apprezzamenti riferiti alla donna.

Spese e rimborsi si equivalgono - Per quanto riguarda, poi, le spese il giudice aveva condannato Facebook, Sem srl, Ernesto Alaimo, Pasquale Ambrosino e Rg Produzioni (responsabili di testate giornalistiche online) per una cifra pari a 320 euro e 3.645 euro per compenso professionale, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento sul compenso. La ricorrente, a sua volta, era stata condannata al rimborso nei confronti di Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas di 3.645 euro, per ciascuno, per le spese legali oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15%. Si equivalgono, quindi, le somme che la donna avrebbe dovuto dare e ricevere a titolo di esborsi e spese legali.

Il legale: "Vittima dell'uso distorto di internet" - "Il silenzio rappresenta l'unico modo per rispettare la memoria di una giovane vittima dell'utilizzo distorto di internet e dei social network". E' quanto ha dichiarato l'avvocato Roberta Foglia Manzillo, legale di Tiziana Cantone.

La madre della vittima: "Condannata al pagamento" - La condanna al pagamento delle spese giudiziarie sarebbe stato, secondo la madre, il motivo scatenante del suicidio. I sei suoi amici, destinatari del video, finora sono stati sentiti come persone informate sui fatti.

Facebook: "Non era sul nostro social" - Facebook ha diffuso un comunicato per specificare che il video della ragazza suicidatasi non era mai apparso sulle bacheche del social. "Siamo addolorati per questa tragedia e i nostri pensieri sono con la famiglia di Tiziana - si legge nel comunicato -. Ci preme sottolineare come i video non sono mai stati postati sulla nostra piattaforma e abbiamo bloccato l'accesso ai contenuti che ci sono stati notificati dalle autorità italiane in relazione a questo caso".