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Strage Bologna,polemica su 30ennale

Sono passati 30 anni dalla strage alla Stazione di Bologna, dall'esplosione di quella bomba nella sala d'aspetto di seconda classe che fece 85 morti e oltre 200 feriti.

La città non dimentica e come ogni anno il 2 agosto è la giornata dedicata al ricordo. Ma alla vigilia dell'evento è arrivata la notizia dell'assenza, per la prima volta, di rappresentanti di governo. "Una cosa impensabile", ha commentato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani.

A rappresentare l'esecutivo sarà il prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia, per altro in una cerimonia alle 8.30 a Palazzo d'Accursio, sede del Comune, dove le autorità saluteranno i familiari delle vittime. Qualche settimana fa fu dato l'annuncio che, per evitare i fischi che da anni si succedevano contro le autorità di governo nel loro discorso, le istituzioni non sarebbero state presenti sul palco del piazzale antistante la stazione. L'altra sera la comunicazione ufficiale dell'assenza di esponenti di governo anche in municipio.

Alle 9.15 da Piazza Nettuno il corteo si muoverà verso Piazzale delle Medaglie d'Oro, dove due parenti di un ferito, nate nel 1980, leggeranno i nomi delle 85 vittime. Alle 10.25 il minuto di silenzio, poi il discorso del presidente dell'Associazione familiari vittime, Paolo Bolognesi. Alle 11.15 nella chiesa di S.Benedetto la messa di suffragio, celebrata dal vescovo ausiliare Ernesto Vecchi.

Cicchitto: "Scelta giustificata"
"E' stata del tutto giustificata la scelta del governo di non mandare nessuno dei suoi ministri a Bologna, perché, purtroppo, da alcuni anni, per responsabilità assai precise, questa drammatica ricorrenza, invece d'essere un momento di riflessione, un esercizio della memoria, di ricordo dei caduti, diventa l'occasione per attacchi sconsiderati al governo". Così il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, interviene sulle polemiche per l'assenza di ministri al trentennale della strage. "Allora - aggiunge - la richiesta dell'onorevole Bersani è sostanzialmente quella di avere una manifestazione, simile a quelle che si facevano ai tempi delle democrazie popolari, in cui i rappresentanti di un governo, che non ha alcuna responsabilità nel crimine perpetrato a Bologna, devono però sottomettersi al rito dell'insulto, delle minacce, della violenza verbale che, in qualche caso, è diventato anche tentativo di violenza fisica".

Bersani: "Una cosa impensabile"
"La trovo una cosa impensabile". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a chi gli ha chiesto un commento sull'assenza di un rappresentante del governo alla commemorazione. Per Bersani è impensabile "che trent'anni dopo ci sia un governo che non viene a ricordare e a sentire anche cosa hanno da dire i familiari delle vittime, che hanno ancora cose da chiedere". "Abbiamo un governo fatto di gente che vuole solo applausi - ha aggiunto - vuole essere sicuro di avere solo applausi. Ma purtroppo la vita reale non funziona così. La trovo una cosa veramente sconveniente, veramente brutta". E alla domanda se sarà in corteo: "Certo che vengo".

Errani: "Governo doveva esserci"
"Il governo avrebbe fatto bene ad esserci perché il due agosto è una giornata fondamentale per Bologna e per il Paese". Così il presidente dell'Emilia-Romagna, Vasco Errani, è intervenuto nella polemica. "Era giusto che il governo fosse, insieme alle altre istituzioni, al fianco dei familiari - ha aggiunto - è nell'azione, che bisogna tenere ferma, che risiede la memoria. Coltivare la memoria, impegnarsi per la verità, e anche risolvere i problemi dei familiari". E' stato fatto notare al presidente che il ministro La Russa ha spiegato che era un'assenza motivata dai tanti fischi ricevuti dai rappresentanti del governo nel corso degli anni. "Quindi il governo va solo dove lo applaudono? - ha chiesto retoricamente Errani - è un concetto un po' strano".


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Le indagini sulla strage
A trent'anni dalla strage, ancora un movente certo non c'è. Da un lato, infatti, ci sono le sentenze definitive, in base alle quali non ci sarebbero dubbi sul fatto che si sia trattato di una strage attuata da elementi dell'estremismo di destra (e infatti sono stati condannati Giusva Fioravanti e Francesca Mambro). Dall'altro ci sono non solo le smentite di Fioravanti (che si è sempre dichiarato estraneo, assieme alla Mambro), ma anche un'inchiesta della Procura di Bologna che, in base alle risultanze della Commissione Mitrokhin, considera spiegazioni alternative. Un'inchiesta, contro ignoti, a cui mancano ancora alcuni tasselli. Il pm sta ancora aspettando dalle autorità tedesche l'autorizzazione per interrogare Tomas Kram, terrorista delle "Revolutionaere Zellen" legato a Carlos "lo sciacallo": esperto di esplosivi, pernottò a Bologna all'Hotel Centrale nella notte tra l'1 e il 2 agosto dando il suo vero nome.

Al centro degli accertamenti ci sono il terrorismo palestinese e due personaggi: il terrorista internazionale Carlos e, appunto, Tomas Kram. Dalle autorità francesi sono arrivati i documenti sulla qualità dell'esplosivo utilizzato dal gruppo del terrorista Carlos da comparare con quello utilizzato per la strage alla stazione. Dalle prime indicazioni, però, pare che gli esplosivi siano diversi. Inoltre gli agenti della Stasi che controllavano Carlos anche nei giorni attorno al 2 agosto '80, sentiti per rogatoria, non hanno fornito elementi utili sulla strage. Altri documenti su Carlos e quello che faceva a cavallo del 2 agosto '80 sono arrivati dalle autorità giudiziarie di Ungheria, Gran Bretagna, Grecia e Svizzera. E pare che non ci siano elementi, al momento, per collegarlo alla strage.

Secondo alcune ricostruzioni - di cui aveva parlato alla Camera anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, in risposta ad un'interrogazione parlamentare - ci sarebbe stato un filo a legare Carlos, Kram e i palestinesi: nel 1979 Abu Anzeh Saleh, rappresentante italiano del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, venne arrestato dalle autorità italiane; il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina minacciò rappresaglie, prima per l'arresto e poi per la condanna di Saleh, e potrebbe aver deciso di colpire l'Italia utilizzando la rete terroristica di Carlos alla quale era collegato Kram, che conosceva già l'Italia per avervi vissuto.

Del filone palestinese aveva parlato anche l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che era stato poi sentito dai magistrati bolognesi, in particolare sull'intervista al "Corriere della Sera" in cui sottolineava la matrice palestinese della strage di Bologna: l'esplosivo, secondo il presidente emerito, non doveva essere utilizzato in Italia, ma trasportato e scoppiato casualmente in stazione.

Kram, da canto suo, aveva parlato in una intervista al quotidiano il Manifesto: "Non sono io il mistero da svelare. La polizia italiana mi controllava. Sapeva in che albergo avevo dormito a Bologna, il giorno prima mi aveva fermato". Di quel giorno Kram ricordava di essersi svegliato tardi e di essere arrivato in stazione quando gia' sul piazzale vi erano pompieri e ambulanze.