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Anemone,una pista porta in Vaticano

I magistrati delle procure di Firenze e Roma che indagano sulle operazioni del costruttore Diego Anemone stanno valutando se chiedere una rogatoria al Vaticano per poter accedere alla banca dello Ior. Dall'istituto di credito della Chiesa, dove Angelo Balducci è titolare di un conto, potrebbero essere transitati "fondi neri" serviti per pagare mazzette per ottenere appalti e per costruire appartamenti per clienti importanti, compresi prelati.

Balducci e la Propaganda Fide
Nella "lista" di Anemone molti indirizzi fanno capo alla Propaganda Fide, la congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Angelo Balducci, il potente presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e socio di Anemone nella Immobilpigna Srl, avrebbe avuto un conto allo Ior in virtù del suo duplice ruolo nella congregazione: di "consultore" e supervisore del suo immenso patrimonio immobiliare (appartamenti e palazzi stimati 6 miliardi di euro), oltre che Gentiluomo di Sua Santità.

Balducci rivelò di avere il conto alla banca vaticana qualche anno fa al pm di Potenza, Henry John Woodcock, che indagava sugli affari di Vittorio Emanuele di Savoia. In un'intercettazione il magistrato apprese che Balducci aveva inviato un bonifico a monsignor Franco Camaldo, cerimoniere pontificio coinvolto anche nell’inchiesta sui Grandi Appalti.

I supposti legami con il Vaticano non finiscono qui. Il capitale di Anemone sarebbe detenuto nei conti della Banca delle Marche intestati a don Evaldo Biasini, economo della congregazione del Preziosissimo sangue che fungeva da cassiere per l’imprenditore. 

La cosiddetta "cricca" - ipotizzano gli inquirenti - potrebbe quindi aver fatto transitare dalla banca pontificia fondi poi utilizzati per operazioni poco pulite. In Vaticano non sono in vigore le direttive europee antiriciclaggio, alle quali le alte gerarchie ecclesiastiche hanno promesso di adeguarsi rapidamente. Ma senza vincoli.

Firme false sulla Dia
Altro punto sul quale si concentrano le indagini delle due procure è l'ipotesi che Diego Anemone abbia falsificato le firme sui documenti della Dia, Denunce di inizio attività, necessarie in caso di ristrutturazioni o costruzioni di immobili. Si tratta di una delle contestazioni cui dovrà rispondere l'architetto Angelo Zampolini. Fu lui che gestì per conto di Anemone l'acquisto delle case per il ministro Claudio Scajola, il generale dei sedrvizi segreti Francesco Pittorru.