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"Parole su sisma? Di mio cognato"

Piscicelli si scusa con gli aquilani

Francesco Maria De Vito Piscicelli si difende affermando a tre quotidiani, che è stato il cognato a pronunciare la frase "alle tre e mezza ridevo nel letto" riferita al terremoto dell'Aquila e che lui, a quelle parole, era "inorridito".

"Quell'uomo - dice - è la metastasi della mia vita. I carabinieri devono aver fatto confusione". Poi, il direttore tecnico dell'impresa Opere Pubbliche e Ambiente spa chiede "scusa a tutti gli aquilani".

Intervistato da Corriere della Sera, Repubblica e Messaggero l'imprenditore dichiara: "Non ridevo, ho solo detto vabbuò, vabbuò. Sa, come si dice a Napoli quando si vuole tagliare corto". Quella frase - "alle tre e mezza ridevo nel letto" riferita al terremoto dell'Aquila - sostiene, è stata prounciata dal cognato e lui, a quelle parole, era "inorridito". "Quell'uomo - dice - è la metastasi della mia vita. I carabinieri devono aver fatto confusione" ma se si potesse sentire la registrazione si capirebbe che lui ascoltava, "imbarazzato". 

"Agli appalti in Abruzzo non ho mai pensato" dichiara ancora.

Poi, ha un atto di scrupolo per la popolazione colpita dal violento sisma: "chiedo scusa a tutti gli aquilani solo per aver ascoltato tali nefandezze senza reagire in maniera irruenta".

Sempre 'colpa' del cognato sarebbe anche la frase "quella è gente con cui è meglio non sgarrare" riferita a un prestito di denaro: "Mio cognato in quel momento voleva un prestito da me allora per togliermelo di torno mi sono inventato questa storia che avevo gia' contratto un prestito e che le persone con cui lo avevo fatto era meglio lasciarle stare".