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Semilibertà Izzo,Italia condannata

Corte Ue: violati diritti delle vittime

La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha condannato l'Italia per aver dato la semilibertà al mostro del Circeo, Angelo Izzo.

Con questo provvedimento, concesso nel 2004, le autorità italiane hanno violato il diritto alla vita di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, uccise da Izzo nel 2005 proprio mentre godeva di questo beneficio.

La Corte ha anche stabilito che l'Italia dovrà risarcire i familiari delle vittime con 45mila euro per danni morali. Le due donne uccise erano la moglie e la figlia di Giovanni Maiorano, un esponente della criminalità pugliese che Izzo aveva conosciuto in carcere.

I motivi della condanna
La Corte ha preso la sua decisione in seguito al ricorso della famiglia Maiorano, riscontrando una doppia infrazione dell'articolo 2 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo: emerge infatti "violazione del diritto alla vita" delle due donne, uccise dal mostro del Circeo il 28 aprile del 2005. I giudici europei hanno condannato l'Italia per la responsabilità di quei magistrati che non revocarono a Izzo il regime di semilibertà, nonostante fossero consapevoli della sua pericolosità sociale, permettendogli così di uccidere le due donne.

La violazione è stata di natura materiale ed è stata messa in atto dai giudici di Palermo. La semilibertà era stata concessa anche se Izzo aveva infranto determinate regole sulla sorveglianza. Risulta anche una violazione della Convenzione da parte dei giudici di Campobasso, che non misero al corrente il tribunale di sorveglianza del comportamento contrario al regime di semilibertà mostrato da Izzo. Sul piano procedurale, la Corte ha rilevato che contro i giudici di Palermo vi fu una procedura disciplinare, ma nessuna sanzione amministrativa e che un'azione intentata dalla famiglia Maiorano contro i giudici di Campobasso fu archiviata.

Parla il legale della famiglia Maiorano
"A nome dei familiari Maiorano che assisto esprimo massima soddisfazione sul piano professionale e umano per la giusta conclusione di una dolorosissima vicenda che ha trovato definitivo sigillo anche in sede europea". Così l'avvocato Stefano Chiriatti, che aveva presentato il ricorso, commenta la decisione della Corte di Strasburgo. Chiriatti difende i famigliari delle vittime e ha seguito tutte le vicende processuali seguite al duplice omicidio fino a presentare ricorso alla Corte di Strasburgo.

L'Italia ha tempo tre mesi per fare ricorso e arrivare alla Grande Chambre.