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Morte Brenda, nuovo sopralluogo

Inquirenti nella casa incendiata

Ritmo serrato nelle indagini sulla morte della trans Brenda.

Gli inquirenti, appena un giorno dopo la morte, sono tornati nell'appartemento romano dove è stato trovato il cadavere con la polizia scientifica per un nuovo sopralluogo. Gli investigatori setacciano ogni palmo della casa, in cerca di un secondo telefonino della trans e degli psicofarmaci di cui il sarebbe stata consumatrice. L'ipotesi su cui indaga la Procura è omicidio volontario.

L'autopsia conferma: Brenda è morta per asfissia
L'autopsia compiuta sul cadavere di Brenda ha confermato che il decesso è avvenuto per asfissia da ossido di carbonio sprigionatosi nell'incendio divampato nella sua abitazione. La tac ha anche evidenziato che sul corpo del trans non sono presenti lesioni.

Il giallo del telefonino
Brenda avrebbe avuto un secondo cellulare. E gli inquirenti della Procura di Roma ne stanno cercando traccia. E' questo uno dei primi passaggi conoscitivi all'indomani della morte della trans in un monolocale in via Due Ponti. Brenda subì un'aggressione, la sera dell'8 novembre scorso, e in quell'occasione le fu rubato un cellulare. Secondo
chi indaga nella sua disponibilità c'era anche un altro telefonino.

La casa di Brenda
Quello di Brenda è un appartamento piccolo e dall'arredamento essenziale. Vi si accede da una sorta di cunicolo che immette ad una breve rampa di scale, salita dopo la quale ci si trova di fronte a tre porte in metallo, tinte di rosso, che immettono ad altrettanti appartamenti. Tutti uguali: un piccolo ambiente di poco più di dieci metri quadrati con un soppalco.

Due mazzi di fiori, oggi, indicano la porta di Brenda. Poco piu' in alto l'avviso della Sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma. Non si entra, ma dal buco praticato dai vigili del fuoco per entrare nell'appartamento, completamente annerito dalla fuliggine prodotta dall'incendio, si puo' ancora vedere il misero letto consistente in una rete con un materasso a molle in parte bruciato dalle fiamme. Poco piu' in la', sotto una finestrella, anch'essa annerita dalla fuliggine, una piccola scrivania ed una semplice sedia di legno. Niente fa pensare che in quella casa abbia vissuto, per piu' di tre mesi, un transessuale.

Nessun oggetto dal gusto kitch, nessuna tenda o quadro colorati. E' vero che ieri la polizia scientifica ha prelevato diversi effetti personali, ma la casa della transessuale Brenda ricorda piu' la cella di una prigione che non un appartamento. E a rendere piu' triste il tutto è il complesso residenziale di Via Due Ponti: quattro casermoni intonacati di grigio, tempestati di antenne paraboliche e panni stesi ad asciugare al sole. Difficile immaginare che, appena al di là della strada, ci siano i condomini di lusso della Via Cassia.