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Cucchi,agente accusato:quali botte?

"A Stefano abbiamo offerto il caffè"

"Ma quali botte e quale pestaggio? A quel ragazzo abbiamo offerto anche il caffè, una sigaretta".

Il riferimento è a Stefano Cucchi e a parlare è Nicola Minichini, uno dei tre agenti della polizia penitenziaria indagati con l'accusa di omicidio preterintenzionale dalla Procura di Roma. "Stava male - continua - e abbiamo chiamato il medico. Noi lo abbiamo preso in consegna e poi lo abbiamo dato alla scorta".

L'agente continua così il racconto: "Dopo l'udienza, se l'era presa con i carabinieri che lo avevano arrestato". E affida queste parole al suo legale, l'avvocato Diego Perugini.

Minichini, originario di Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, è da circa 20 anni in servizio alle camere di sicurezza del Tribunale a Piazzale Clodio e respinge le accuse formulate dalla Procura.

"Se c'è qualcuno che intende piantare chiodi e cercare un capro espiatorio, ha sbagliato, si scelga un'altra croce - dice il suo legale - E' fin troppo facile sbattere il mostro in prima pagina come è stato fatto per il mio assistito e i suoi colleghi. Questa vicenda è ancora all'inizio e si dovranno verificare molte cose: tanti particolari non tornano a cominciare dalle cause della morte di Stefano, al suo ricovero in ospedale. Ci sono molte zone di ombra a cominciare dal fatto che si è dato credito a un presunto 'supertestimone', alle parole di uno spacciatore nonché immigrato clandestino".

Nel frattempo il supertestimone, S.Y., è stato scarcerato e, secondo quanto appreso da fonti giudiziarie, ora l'immigrato afircano, che era detenuto a Regina Coeli, è stato affidato a una comunità di tossicodipendenti, dove si trova agli arresti domiciliari. L'uomo era senza fissa dimora.

La scarcerazione sarebbe stata adottata anche per il timore che l'immigrato, perdurando la detenzione a Regina Coeli, come scrivono i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy negli avvisi di garanzia consegnati agli agenti della penitenziaria accusati di omicidio preterintenzionale, poteva "subire pressioni psicologiche finalizzate alla ritrattazione ovvero al mutamento delle precedenti dichiarazioni".

La testimonianza di S.Y. sarà assunta in incidente probatorio la prossima settimana. L'immigrato ha riferito di aver "udito e visto appartenenti alla polizia penitenziaria in divisa colpire Cucchi, nonchè raccolto le sue confidenze durante il tragitto dal Tribunale a Regina Coeli".