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"In Aula mio figlio non stava male"

I genitori del ragazzo morto in carcere

"Quando ho visto mio figlio durante l’udienza in tribunale, è entrato in aula con il viso gonfio e con dei segni neri sotto gli occhi.

Era evidente che aveva già qualcosa, ma niente a che vedere con quello che abbiamo visto al momento della morte in obitorio" così parlano i genitori e la sorella di Stefano Cucchi, il ragazzo morto in carcere a 31 anni. A "Mattino cinque" la famiglia dichiara di non credere alla morte naturale e sporge denuncia.

Nell'intervista rilasciata al direttore di Videonews, Claudio Brachino, la famiglia sottolinea che vuole sapere cosa sia realmente successo quella notte del 22 ottobre in carcere e perché Stefano riportava lividi e fratture sul corpo.

Il padre Giovanni dice: "Quando ho visto mio figlio durante l’udienza in tribunale, è entrato in aula con il viso gonfio e con dei segni neri sotto gli occhi. Era circondato dai carabinieri e io ho avuto modo di salutarlo solo al’inizio e alla fine ed era evidente che aveva già qualcosa, ma niente a che vedere con quello che abbiamo visto al momento della morte in obitorio".

Il genitore parla dei momenti concitati di quei giorni: "Quando mio figlio è stato ricoverato in ospedale Bertini, noi ci siamo precipitati e quando abbiamo chiesto quando potevamo parlare con i medici per sapere le condizioni di Stefano, il piantone ci ha detto di tornare lunedì dalle 12-00 alle 14.00 perché prima non avremmo trovato nessun medico".

"Dopo aver passato la domenica con comprensibile angoscia, lunedì - prosegue il padre - ci siamo presentati e una sovrintendente ci ha detto che per parlare con i medici serviva un permesso da Regina Coeli e che quindi saremmo dovuti tornare domani, ma che le condizioni di Stefano erano “tranquille”. A mezzogiorno del giorno successivo ci hanno chiamato i carabinieri per dirci che nostro figlio era morto".

Poi interviene la sorella Ilaria che parla della vicenda di Stefano come di un caso di malasanità: "Io ritengo che ci sia una colpa gravissima da parte dei medici perché mio fratello era in una struttura medica quindi, aldilà del fatto che loro stanno dichiarando, e cioè che Stefano rifiutava di curarsi e di alimentarsi, comunque si trovava in una struttura medica e non è possibile che sia morto disidratato".

Ilaria Cucchi chiede, inoltre, "che cessino le voci su mio fratello in rispetto della sua famiglia e della memoria di Stefano" e parla di gravi violazioni dei diritti fondamentali. "In questa vicenda sono stati violati tutti i diritti fondamentali dell’essere umano, a partire dal diritto a difendersi, perché mio fratello aveva chiesto il nostro legale di famiglia e invece si è trovato in tribunale l’avvocato di ufficio, fino al diritto del malato di essere assistito dai propri cari in punto di morte".