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L'Aquila,dove il tempo si è fermato

Città cantiere tra ruspe e turisti

L’Aquila è una città ferma alle 3,32 del 6 aprile scorso.

Il cinema Massimo, sotto la scritta “Oggi”, ha la locandina di un film uscito a marzo. La zona rossa è totalmente disabitata, ma sono diversi i turisti che in silenzio guardano e fotografano quello che è rimasto degli edifici. Eppure il centro è un cantiere aperto.

Gli unici rumori sono quelli prodotti dagli operai che cercano di ristrutturare il possibile. Le nuove porte della città sono le travi di legno e le impalcature metalliche che tengono in piedi quel poco de L’Aquila che è sopravvissuto al sisma. Una cupola di ferro sovrasta quella in pietra della Chiesa delle Anime Sante in piazza Duomo. A rendere silenziose le vie di questa città, l'assenza dei quasi 49mila sfollati ospitati dalla Protezione Civile nelle tendopoli della periferia e negli alberghi della regione. Il terremoto ha reso inagibile in parte o del tutto il 48% degli edifici civili e ben il 77% di quelli sotto la tutela dei Beni Artistici e Culturali.

Dopo quattro mesi da quel giorno, è terminato il conteggio degli sfollati che vivevano nella zona rossa o in case di categoria E o F – gravemente danneggiate o vicine a strutture pericolanti.

Il censimento, conclusosi il 10 agosto, è stato necessario perché sono quasi finiti i primi 4 lotti del piano C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili). 20 edifici che verranno consegnati entro settembre e che alloggeranno circa 3000 persone. Il completamento del piano prevede la consegna entro la fine del 2009 di altri 144 edifici di 20-30 appartamenti ciascuno. I palazzi sono distribuiti in 19 aree, per un totale di 4000-4500 abitazioni che ospiteranno solo 15000 persone.

Per questo i senzatetto potranno scegliere tra l’assegnazione dei nuovi appartamenti e l’alloggio in abitazioni in affitto nel Comune de L’Aquila a spese dello Stato. Per chi preferirà trovare autonomamente una soluzione alternativa, inoltre, il governo ha previsto un contributo adeguato.

Intanto la città resta ferma a quel giorno, senza ancora un progetto per il suo futuro. A ricordarlo sono le frasi lasciate dai proprietari dei negozi del centro, che, quasi a monito, salutano L’Aquila con un “Arrivederci…chissà dove”.

Salvatore Filippone
Clarissa Gigante