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Come Amanda scoprì la morte di Mez

Lo racconta in una mail agli amici Usa

Il quotidiano La Stampa pubblica l'e-mail che Amanda Knox ha inviato, dal carcere di Perugia, a un gruppo di amici negli Stati Uniti.

"L'ultima volta che ho visto Meredith è stato quando sono tornata a casa dopo aver trascorso la notte da un amico. Era il giorno dopo Halloween", scrive la studentessa. Amanda racconta di essere stata a casa di Raffaele Sollecito la notte del delitto. Rientrata nella villetta notò la porta aperta e tracce di sangue.

Amanda Knox descrive con molti particolari l'ultimo incontro con Mez nella loro casa: "Lei stava ancora dormendo, ma dopo aver fatto la doccia è sbucata fuori dalla stanza con il sangue della maschera da vampiro che le gocciolava. Parlammo un po' in cucina. Poi lei andò a farsi una doccia e io cominciai a mangiare qualcosa mentre aspettavo l'arrivo di Raffaele, l'amico con cui avevo trascorso la notte. Arrivò e si cucinò un po' di pasta. Intanto Meredith uscì dalla doccia, afferrò della biancheria e tornò nella sua stanza, dopo aver salutato Raffaele. Meredith uscì dalla camera, ci salutò e se ne andò. E' stata l'ultima volta che l'ho vista viva".

Nella e-mail spedita agli amici amerciani, la studentessa racconta anche dove era  la notte del delitto. "Dopo aver suonato un pò, io e Raffaele andammo a casa sua per guardarci
un film e trascorrere la notte. La mattina seguente mi alzai verso le 10,30, lasciai l'appartamento di Raffaele per raggiungere casa mia. Dovevo prendere anche un 'mocho' perche' dopo cena Raffaele aveva versato parecchia acqua sul pavimento in cucina e non aveva nulla per raccoglierla", scrive Amanda.

"Arrivai quindi a casa e -prosegue- la prima cosa strana che notai fu che la porta era spalancata - continua l'americana -. La porta della mia stanza era aperta e quella di Meredith era chiusa e per me questo significava che stava dormendo. Mi spogliai e feci una doccia veloce in uno dei due bagni della casa, quello proprio accanto alla mia stanza e a quella di Meredith. Fu quando uscii dalla doccia, mettendo i piedi sul tappetino, che mi accorsi che in bagno c'era sangue".

"C'erano gocce di sangue sul lavandino. Quando lo toccai era già rappreso", si legge ancora nella e-mail pubblicata da La Stampa. Amanda ha inviato agli amici americani. La sensazione della ragazza è che qualcosa fosse successo, che qualcuno entrò per rubare qualcosa. Contattate le coinquiline, che erano fuori città, Amanda e Raffaele si decisero a cercare anche Meredith, che non rispondeva al cellulare.

"Bussai alla porta di Meredith. Bussai piano ma, poichè non rispondeva, cominciai a bussare ripetutamente finchè cominciai a battere con forza, mentre gridavo il
suo nome", continua Amanda. Presa dal panico corse dai vicini, ma non c'era nessuno in casa. "Rientrai in casa. Raffaele disse che voleva provare a sfondare la porta di Meredith. Ci provò e la porta si ruppe, ma non riuscimmo ad aprire. Fu allora che decidemmo di chiamare le forze dell'ordine".

"La polizia con una spallata aprì la porta di Meredith... cercai immediatamente di entrare nella camera, ma Raffaele mi afferrò e mi portò fuori". "La polizia - conclude Amanda - disse di uscire e poi arrivarono i carabinieri. Raccolsero le nostre informazioni e fecero a tutti le stesse domande ripetutamente".