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Ragazzo ucciso, "Ci siamo difesi"

I due arrestati: "In tre contro di noi"

La difesa dei due baristi milanesi, arrestati per avere ucciso a sprangate il 19enne di origine africana, Abdul Guidre, punterà sulla legittima difesa.

Nell'interrogatorio, il giovane Daniele Cristofoli ha spiegato: "Ho sferrato un colpo alla cieca in difesa di mio padre che aveva davanti 3 aggressori". Intanto si apprende che l'episodio è stato ripreso in diretta: si vedrebbero due gruppi che si contrappongono e non tanto una caccia all'uomo.

Marco Bolchini e Elisabetta Radici, i due legali degli arrestati, aggiungono che gli inquirenti sono alla ricerca "di altri oggetti contundenti che non erano nella disponibilità dei nostri assistiti. Il pm si sta muovendo a 360 gradi con grande correttezza, bisogna trovare per poi valutarli elementi oggettivi, il razzismo non c'entra, ormai è chiaro".

Il gip Curami ha ripercorso negli interrogatori l'intero episodio. "Da parte degli indagati c'è la massima collaborazione - affermano i legali - consideriamo che i nostri assistiti lavoravano sodo sia con il negozio sia con il bar-mobile per cui stanchezza e stress potrebbero aver contribuito alla tragedia". "Il timore che fosse stato rubato l'incasso è all'origine di una rissa poi degenerata" è la tesi degli avvocati. I legali ribadiscono che sulla nuca di Abdoul "è arrivato un solo colpo penetrante, lo dice anche la cartella clinica che certo non è la stessa cosa dell'autopsia che sarà eseguita nei prossimi giorni". Padre e figlio nel racconto dei legali "sono dispiaciuti e sconvolti per la tragedia, hanno ricevuto la solidarietà di diversi clienti del bar".

Gli avvocati lavorano in direzione della legittima difesa e hanno chiesto l'attenuazione della misura della custodia cautelare in carcere. In pratica i domiciliari. Il gip Curami si è riservato di decidere e depositerà mercoledì il suo provvedimento.

Particolari importanti da un filmato
Le telecamere di un banca e di un'azienda potrebbero aver filmato gli ultimi attimi di vita di Abdul Salam Guibre. Secondo indiscrezioni, le immagini, particolarmente nitide, potrebbero essere determinanti per la ricostruzione dei fatti. I fotogrammi migliori mostrerebbero due gruppi che si contrappongono e non due persone che inseguono le altre tre. Minacce, insulti, anche alcuni sfottù, avrebbero quindi preceduto la brutale aggressione. E nel campo visivo, sempre secondo particolari non confermati, entrerebbero e uscirebbero più persone di quelle già identificate e non necessariamente coinvolte nello scontro. 

La madre: "Non volevano uccidere"
"Non l'hanno fatto per fare del male ma per difendere l'incasso di una notte di lavoro". Lo ha detto Tina Cristofoli, moglie e madre di Fausto e Daniele, padre e figlio fermati per l'omicidio di Abdoul Guibre, il 19enne ucciso a sprangate a Milano. La donna mentre è in corso l'interrogatorio davanti al gip dei suoi congiunti, si è rivolta alla madre della vittima: "Mi spiace tantissimo per quella signora. Non chiedo perdono ma comprensione".

"Mio figlio si è spaventato e l'ha fatto per difendere mio marito - ha detto Tina Cristofoli - Daniele a 31 anni poteva essere in giro a fare bullismo e invece si è ritirato dopo una nottata di lavoro... Non volevano fare del male e non hanno guardato il colore della pelle". La signora ha anche ripetuto che i due erano convinti che nel loro bar fosse stato rubato il borsello con dentro circa 600 euro e che il marito e il figlio "non volevano scappare", anzi dopo aver sentito i telegiornali delle 14 "stavano andando a costituirsi". Quanto agli insulti ha precisato: "E' stato un momento di rabbia".

Non chiede il perdono "perché è stata una cosa troppo grossa", dice la donna che però, rivolgendosi alla mamma del giovane originario del Burkina Faso, precisa: "Suo figlio non doveva scappare. Se solo avesse detto che aveva preso le merendine non gli avrebbero fatto nulla, il mangiare non si nega a nessuno". La signora Tina, al palazzo di giustizia in attesa di poter vedere marito e figlio nelle pause dell'interrogatorio, è scoppiata più volte in lacrime e più volte ha ripetuto: "Noi non siamo razzisti. Nel nostro bar ci sono molti clienti extracomunitari, operai che lavorano nella zona, albanesi, marocchini ed egiziani, e abbiamo sempre avuto il sorriso con tutti".