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Eluana, padre al contrattacco

Dopo no della Lombardia a fermare cure

Gli avvocati di Beppino Englaro stanno valutando le contromosse da opporre alla decisione della Regione Lombardia di non mettere a disposizione una struttura sanitaria dove sospendere i trattamenti che tengono in vita Eluana.

Tre le possibilità: un ricorso al giudice civile, al Tar oppure una denuncia alla giustizia penale ai danni della Regione, rea di non aver eseguito un provvedimento dell'autorità giudiziaria.

Quest'ultima sembra una via non facilmente praticabile perché i tempi della giustizia penale sono piuttosto lunghi e mal si adatterebbero all'urgenza del caso. Di sicuro, nei prossimi giorni i legali presenteranno alla Corte di Cassazione un "controricorso" rispetto a quello col quale la Procura Generale di Milano ha chiesto ai giudici della Suprema Corte, il 31 luglio, di annullare l'ordinaza dei giudici d'appello che avevano disposto la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione a Eluana.

C'è però un'eventualità che potrebbe determinare una svolta parziale. Se la Procura Generale dovesse, com'è probabile, chiedere la sospensione del provvedimento della Corte d'Appello, agli avvocati di Beppino Englaro non resterebbe che attendere la fissazione di un'udienza davanti alla Cassazione. A quel punto, qualsiasi ricorso contro la decisione della Regione non avrebbe più senso.

Formigoni: "Nessun obbligo di indicare la struttura"
Non c'è "nessun obbligo" da parte della Regione Lombardia "di dare indicazioni sulla struttura dove sia aiutata a farla morire sospendendole l'alimentazione". Lo ha spiegato il presidente Roberto Formigoni: "Non riteniamo che il compito di una struttura sanitaria sia di mandare una persona a morte. I familiari di Eluana non hanno trovato nessuna struttura e la Regione ha confermato di non poter obbligare nessuno inoltre la sentenza è stata impugnata quindi non c'è una decisione definitiva. Noi abbiamo fatto prevalere la logica della vita rispetto ad altre".