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Ciccio e Tore,morti di fame e gelo

Gravina, il padre: "Sono innocente"

Sono morti di fame e di sete nel buio del pozzo che li aveva inghiottiti, Ciccio e Tore, i due bimbi di Gravina in Puglia scomparsi dal 5 giugno del 2006.

I corpi senza vita, oramai mummificati, dei due fratellini sono stati trovati nel fondo di una cisterna in un edificio settecentesco abbandonato. Ad ammettere la tragica fine dei due bambini è stato il procuratore capo di Bari. Dal carcere il padre proclama la sua innocenza.

"Abbiamo la sensazione - ha detto il procuratore capo di Bar Emilio Marzano - che abbiano subito una orribile morte". E intanto il padre dei bimbi, dal carcere di Velletri dove si trova recluso con l'accusa di avere ucciso i suoi figli, si chiede: "Perché non li hanno cercati?". E di dichiara ancora una volta innocente: "Ora capiranno che non sono stato io".

Per trovare i due ragazzini spariti gli investigatori hanno percorso tutte le piste, hanno seguito persino una traccia che li ha condotti in Romania, ma in questi 19 mesi Francesco e Salvatore Pappalardi, 13 e 11 anni, non si sono mai mossi dal centro di Gravina, dove infine sono stati ritrovati solo per un caso: la caduta in quello stesso pozzo dove Ciccio e Tore sono morti di un ragazzino di 12 anni, Michele, poi portato in salvo dai vigili del fuoco e dai carabinieri.

Solo quando i resti sono stati portati in superficie si è avuta la certezza matematica che si trattasse proprio di Ciccio e Tore. Dall'alto del pozzo si intravedeva infatti qualcosa di arancione, come il giubbotto di Salvatore Pappalardi, mostrato sin dall'inizio nelle foto segnaletiche, lo stesso che aveva indosso alla festa di comunione alla quale aveva partecipato la domenica precedente la scomparsa, e qualcosa di bianco, come i pantaloni indossati dal fratello. Il questore di Bari Vincenzo Maria Speranza ha spiegato che i cadaveri dei due fratellini erano "'uno supino e l'altro leggermente distante", uno vicino al luogo dove è caduto Michele, l'altro poco distante.

"La temperatura là sotto è bassa - ha aggiunto Speranza - i corpi si sono mantenuti in una certa integrità, altrimenti non sarebbero stati in questo stato che è comunque di decomposizione. Solo il caso poteva far ritrovare questi bambini. Lo stato dei luoghi è tale che anche i cani avrebbero avuto difficoltà a trovarli. La profondità dal piano terra è di 15-20 metri", ha spiegato ancora il questore. Mercoledì verrà eseguita domani. Ora si dovrà capire perché i due ragazzini non avessero ai piedi le scarpe, ritrovate vicino ai cadaveri. Forse le hanno perse cadendo oppure in un disperato tentativo di risalire. O sono finiti dentro il cunicolo già senza scarpe. Il pozzo, largo appena un metro e mezzo, parte dal secondo piano del vecchio palazzo abbandonato, che si trova nel centro della città, a pochi passi da Corso Di Vittorio e dalla pineta, una zona luogo di giochi anche dei due fratellini, come emerse nelle ore immediatamente successive alla scomparsa.

Si tratta di un vecchio convento, ora posto sotto sequestro, che un tempo ospitava delle suore. "Non mi sento di escludere nulla al momento", ha detto il questore Speranza, sottolineando che "la presenza sul luogo del ritrovamento dell'avvocato di Filippo Pappalardi è il segno di una trasparenza assoluta dell'indagine".

La difesa: "Poco credibile che sia stato il padre"
L'avvocato Angela Aliani, legale del padre dei fratellini in carcere dallo scorso 27 novembre con le accuse di duplice omicidio e occultamento di cadaveri, ha spiegato di non ritenere "credibile che possa essere stato il padre a trasportare i corpi fin qui, a scavalcare il muro di cinta", anche perché "l'avrebbero potuto vederlo i numerosi vicini". La zona infatti è piena di palazzine e balconi che si affacciano proprio sul cortile interno del vecchio rudere.

Filippo Pappalardi: "Perché non li hanno cercati?"
"Adesso capiranno che non sono stato io. L'ho sempre detto che non c'entravo nulla. Mi affido alla giustizia. Sono convinto che la verità verrà a galla", sono state le prime parole di Filippo Pappalardi al direttore del carcere, agli agenti penitenziari e a chi, tra parlamentari e consiglieri regionali, sono andati a trovarlo. L'uomo lancia una domanda che lo tormenta: "Perché non li hanno cercati?".

"L'impianto accusatorio per ora rimane perché non abbiamo elementi tali che ci consentano di ripensarlo", ha sottolineato dal canto suo il procuratore capo Marzano. "Abbiamo fatto gli accertamenti che erano indispensabili - ha spiegato ai giornalisti - . Dobbiamo stabilire la causa e l'epoca della morte come dati fondamentali. Da quello che abbiamo visto finora non è possibile dare una risposta seria su questi due argomenti".

Il procuratore ha tenuto anche a evidenziare che "la visita, il sopralluogo e l'accertamento sono stati fatti nel contraddittorio e con il difensore dell'attuale indagato. E con un suo consulente medico. La Scientifica - ha aggiunto - ha eseguito rilievi fotografici e planimetrici e la verifica di tutti i reperti". In ogni caso, ha aggiunto, "non abbiamo ancora verificato se ci sono segni di violenza sui corpi perché ciò sarà fatto attraverso le autopsie e le indagini".