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Prostituzione,operazione di Polizia

Dieci arresti, chiusi locali notturni

Un'organizzazione criminale italo-romena che faceva prostituire ragazze dell'Europa dell'Est è stata sgominata dalla squadra mobile di Verona che ha eseguito dieci provvedimenti restrittivi, 73 perquisizioni e il sequestro di una decina di night in quattro Regioni del centro-nord Italia.

L'operazione ha toccato le province di Verona, Brescia, Vicenza, Padova, Bologna, Ferrara, Rovigo, Treviso e Pordenone.

L'indagine, iniziata due anni fa e diretta dal procuratore capo di Verona Guido Papalia e dal sostituto Maria Beatrice Zanotti (il gip è Giorgio Pizziali), ha permesso di accertare
il movimento di un migliaio di ragazze che hanno consentito all'organizzazione di guadagnare milioni di euro che venivano poi reinvestiti parte in Italia e parte in Romania.

Nell'inchiesta è risultato, tra l'altro, che l'organizzazione era specializzata anche in furti in abitazioni ed esercizi commerciali del Nord Italia le cui merci venivano poi riciclate nei paesi dell'Est.

A capo della banda, di cui facevano parte nove cittadini rumeni, vi era Alessandro Salgarelli, 39 anni, di Isola della Scala (Verona). Alle sue due guardaspalle gli investigatori hanno sequestrato un fucile a canne mozze e una pistola Beretta, entrambi provento di furti. I locali notturni sequestrati avevano adibito un'area agli incontri "particolari". Si trattava di stanzette larghe poco più di un metro, nelle quali il cliente poteva appartarsi con una ragazza per non più di 10 minuti al costo di 60 euro, il 15% dei quali andava alla stessa giovane.

Dal 2005, in base alle stime, ognuno dei night club avrebbe avuto un giro d'affari pari ad un milione di euro. Le ragazze, tutte di età compresa tra i 18 e i 20 anni, venivano costrette dalla banda ad alloggiare in appartamenti affittati da agenzie immobiliari compiacenti o da prestanome. In media vi restavano poche settimane, prima di venir destinate ad un'altra città.

L'organizzazione non andava troppo per il sottile quando si trattava di liberarsi di qualche giovane diventata ''scomoda''. Per disfarsi di una entreneuse, in particolare, la banda non aveva esitato a infilarle della cocaina nella borsetta e a fare poi una telefonata anonima alla polizia per farla arrestare, ma il raggiro era stato scoperto in tempo.